Una scoperta unica, pubblicata sulle pagine della prestigiosa rivista Nature Neuroscience. E pionieristica, perché fino a qualche anno fa l’amigdala era considerata una semplice porzione di corteccia cerebrale, priva di una propria unità strutturale e funzionale.
Joshua G. Corbin, coordinatore della ricerca, e i suoi collaboratori hanno identificato un gruppo di precursori neuronali specifici dell’amigdala, che fanno parte di un unico sistema di crescita e di sviluppo di questa parte importante del cervello. La combinazione di tecniche in vivo e in vitro ha permesso di svelare il legame tra l’origine dei progenitori embrionali e il loro destino finale nell’amigdala matura.
In particolare, sono stati individuati due pool specifici e distinti di precursori neurali, entrambi positivi per il gene Dbx1, un gene che codifica i fattori di trascrizione capaci di “istruire” popolazioni di progenitori spazialmente separate a diventare neuroni maturi con funzioni ben distinte. Questi precursori sono cellule migranti provenienti sia dalla parte ventrale della corteccia cerebrale sia dall’area preottica, una regione dell’ipotalamo localizzata tra la commissura anteriore e il chiasma ottico, finora sconosciuta come fonte di cellule migranti. Entrambi i gruppi di cellule generano i neuroni maturi dell’amigdala.
I progenitori provenienti dalla porzione ventrale della corteccia cerebrale originano i neuroni eccitatori dei nuclei corticali e del complesso basolaterale, sede di emozioni come la paura, mentre i progenitori dell’area preottica, attraverso la nuova via migratoria scoperta, raggiungono l’amigdala dove formano i neuroni del nucleo mediale, coinvolto nel comportamento sessuale e alimentare e nelle reazioni di difesa.
I precursori dell’area preottica contribuiscono esclusivamente allo sviluppo del sistema limbico. Questi risultati mostrano che pool distinti di progenitori corticali sono la principale fonte della diversità neuronale dei numerosi nuclei che compongono l’amigdala e indicano, per la prima volta, una correlazione tra gruppi di progenitori che esprimono una combinazione unica di geni e il loro destino nel sistema limbico. L’amigdala è una struttura a forma di mandorla localizzata profondamente nel lobo temporale. Identificata nel XIX secolo, questa piccola regione cerebrale ha suscitato un interesse sempre crescente per via del suo ruolo centrale nell’elaborazione delle emozioni. L’emozione è un concetto complesso che ha in sé esperienze soggettive, sentimenti - come il dolore, la paura, il desiderio, la speranza – e codici di comportamento pubblici e privati. Le emozioni sono sempre state distinte dalla capacità cognitiva e dalla razionalità, come una sorta di male da nascondere e soffocare. Le emozioni hanno invece un impatto forte sulla nostra vita. Siamo razionali venticinque minuti al giorno, afferma Edoardo Boncinelli, la maggior parte delle nostre azioni sono su base emozionale, siamo più istintivi degli animali.
C’è da crederci se a dirlo è colui che ha scoperto i geni che regolano lo sviluppo del cervello. Nel 1872, Charles Darwin fu il primo a proporre una chiave di lettura biologica delle emozioni, seguito da William James, psicologo e filosofo statunitense e da Carl Georg Lange, fisico e psicologo danese, i quali, indipendentemente, suggerirono che le emozioni sono le risposte cognitive che accompagnano le reazioni fisiologiche agli stimoli esterni. In altre parole, di fronte a un pericolo non corriamo perchè abbiamo paura, bensì abbiamo paura perchè corriamo. Queste idee indicarono la possibilità di studiare le emozioni esaminando le risposte fisiologiche.
L’analisi delle emozioni raggiunse un ulteriore livello di approfondimento grazie allo studio della paura condizionata, un comportamento importante per comprendere la genesi dei disturbi d’ansia. Sebbene alcune controversie tra gli scienziati persistano, è indubbio il ruolo prevalente dell’amigdala nelle reazioni di paura. Poiché l’ansia e la paura caratterizzano molti comportamenti dei bambini autistici e delle persone colpite da stress post traumatico, lo studio delle modalità di sviluppo dell’amigdala potrebbe aprire la strada alla comprensione di questi disturbi comportamentali e di relazione, in cui l’equilibrio emozionale si spezza, pregiudicando la comprensione e l’interpretazione della natura delle esperienze emozionali proprie e altrui.
Marina Ferrario
© RIPRODUZIONE RISERVATA