Spatoliatore fa 100 (maratone). Le ultime sette da inizio marzo

L’ex direttore delle Poste di Grandate, 64 anni, centra l’obiettivo. Era partito nel 2010, poi la pandemia l’aveva bloccato: «Ho la corsa nel Dna»

Per spegnere le 100 candeline ha scelto una “ultra gara”, la 100 chilometri del Passatore. Giovanni Spatoliatore tagliando domenica il traguardo di Faenza, ha raggiunto l’obiettivo che si era posto nel 2010, quando ha iniziato a correre, di portare a termine 100 maratone.

«Sono soddisfatto, ma rassicuro tutti: non mi fermo, anzi ho già steso un nutrito programma per il prossimo autunno - spiega l’albatese, 64 anni compiuti il 25 gennaio -. La corsa mi piace, ormai è entrata nel mio Dna e poi mi permette di poter girare l’Italia e il Mondo».

Il portacolori dell’Aries Como Athletic team aveva calcolato di diventare “centenario” entro la fine del 2020, ma la pandemia lo ha costretto ad allungare i tempi. «Tra corse annullate e rinvii il contatore è rimasto fermo a lungo - dice l’ex direttore delle poste di Grandate -. Anche nei primi mesi di quest’anno mi sono saltati due appuntamenti e così ho dovuto recuperare negli ultimi due mesi».

Un autentico tour de force: dall’8 marzo ha messo a referto 4 mezze maratone (non sono “valide” per il conteggio, ma servono per allenamento), 6 maratone e, per finire, l’ultramaratona del Passatore. «Una competizione che ho affrontato per la quarta volta - spiega Spatoliatore -. È già di per sé durissima, ma lo è stata ancora di più per il grande caldo. E per le vesciche ai piedi. Ho avuto paura di non potercela fare ad arrivare al traguardo, ma era troppo importante tagliare quota cento. Ci ho messo 15 ore (un po’ di più rispetto agli anni scorsi) ma ce l’ho fatta. Ed è stato bellissimo».

Una fatica in più, imposta dalla pandemia: il comasco ha dovuto correre con uno zaino in spalla, con il ricambio da utilizzare a metà percorso. Per recuperare le energie fisiche e mentali, va in piscina. «Negli ultimi mesi è stata la mia palestra - conclude -. Non potevo allenarmi tra una gara e l’altra, non ce l’avrei fatta». L. Spo.

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