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Lunedì 16 Luglio 2012
Springsteen zittito
Londra ha sonno
A Londra il Boss senza corrente elettrica ai microfoni alle 22.45, nonstante si accingesse a cantare con McCartney
È capitato di nuovo. A Londra, quattro anni dopo. E pensare che questa volta sul palco, a cantare con Bruce la canzone portata al successo dai Beatles, c'era pure sir Paul McCartney.
Niente deroghe. Neppure di fronte a un pezzo di storia della musica e del rock in particolare. Londra, il sabato sera, va a nanna presto e di grida (shout, per l'appunto), per quanto gioiose siano, non ne vuole sentire.
Le 22.45 non sono ancora scoccate, quando gli organizzatori dell'Hard Rock Calling, la tre giorni di musica nel polmone verde (per l'occasione trasformato dalla pioggia in un pantano) di Hyde Park, decidono che la storia può anche essere messa a tacere. E tra gli ululati di protesta di quasi 100mila presenti (con migliaia di italiani tra il pubblico) staccano la corrente e impediscono al Boss di regalare un'ultima emozione.
«C'è davvero troppo divertimento al mondo?» chiede polemicamente il giorno dopo, via twitter, Little Steven. Le dieci ore trascorse in piedi, nel fango, in un sabato londinese carico di musica, sono come un viaggio interattivo nella leggenda. Mancano soltanto Elvis Presley (che notoriamente non è mai morto, ma nessuno sa dove sia) e Jimmy Hendrix. Ma su quel palco circondato da strade già chiuse al traffico per far spazio agli imminenti i giochi olimpici risuona la colonna sonora degli ultimi quarant'anni del secolo scorso.
Prima John Fogerty, con le canzoni che hanno segnato un'epoca (la protesta per la guerra in Vietnam, il Sessantotto made in Usa, i brani ispirati da Woodstock). Quindi Springsteen, universalmente riconosciuto come il più grande performer dal vivo del rock. Ciliegina sulla torta Paul McCartney, che duetta per un quarto d'ora con Bruce prima sulle note di "I saw her standing there" quindi di "Twist and shout".
Un concerto da incorniciare e ricordare negli annali della musica. Il Boss lo capisce, lo sente e vuole che l'attimo non fugga via troppo in fretta, a dispetto di oltre tre ore di concerto. Richiama la band agli strumenti, prova a lanciare il suo "one, two, three, four", ma non si sente nulla. Un tecnico entra sul palco, picchietta sulla spalla di Bruce e con la mano fa un cenno inequivocabile: hanno tagliato la corrente perché l'orario di chiusura previsto è stato sforato.
Secondo una ricostruzione della Bbc a staccare i microfoni non sarebbe stata la polizia - come denunciato da Little Steven nei suoi rabbiosi tweet - ma gli organizzatori «per non rischiare di perdere la loro licenza». Almeno, quattro anni fa a Milano, Claudio Trotta ha preferito farsi denunciare piuttosto che spegnere la radio. E interrompere un'emozione. Paolo Moretti
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