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Giovedì 12 Marzo 2009
Stragi di giovanissimi e videogames:
scatta l'allarme, la Ue chiede divieti
La Commisisone europea punta il dito contro i videogames più violenti e si teme che vi sia una stretta correlazione tra comportamenti aggressivi e giochi. Così dopo la strage in Germania si sollecitano interventi di controllo e codici
Quello dei videogiochi è un settore europeo in piena espansione: per il 2008 sono stati stimati introiti pari a 7,3 miliardi di euro.
Divieti
Il timore avvertito dal pubblico che i videogiochi possano causare comportamenti aggressivi, ha però indotto varie autorità nazionali a vietare o bloccare i videogiochi come "Manhunt 2" (Caccia all'uomo 2). In risposta a queste preoccupazioni la Commissione europea ha censito le misure di protezione dei minorenni dai videogiochi dannosi in vigore nei 27 Stati membri dell'Ue ed ha verificato che 20 Stati membri, tra i quali l'Italia, applicano attualmente il PEGI (Pan European Games Information,Informazioni paneuropee sui giochi), un sistema di classificazione in base all'età messo a punto dal settore, con l'appoggio dell'Ue, dal 2003.
A giudizio della Commissione però l'industria dei videogiochi deve effettuare maggiori investimenti per rafforzare e, in particolare, tenere regolarmente aggiornato il sistema PEGI così da farne uno strumento paneuropeo veramente efficace. Le imprese e le pubbliche autorità dovranno inoltre collaborare più strettamente per dare più ampia pubblicità ai sistemi di classificazione in base all'età e ad altri criteri ed evitare la confusione dovuta all'esistenza di sistemi paralleli.
Codice di condotta
Entro due anni, chiedeva la Commissione ad aprile 2008, dovrà essere elaborato un codice di condotta per i dettaglianti per la vendita dei videogiochi ai minorenni che impedisca l'acquisto da parte di chi non ha le età consigliate per il singolo gioco.
"I videogiochi sono diventati una colonna portante dell'industria europea dei contenuti, con un boom delle vendite in tutta Europa. Si tratta di un fatto positivo, che comporta però per il settore una più grande responsabilità di informazione nei confronti dei genitori, così che questi sappiano a quale tipo di giochi si dedicano i loro figli", spiegò Viviane Reding, commissario Ue responsabile per la Società dell'informazione e i media. "Il PEGI, in quanto esempio di autoregolamentazione responsabile dell'industria e unico sistema di questo genere con ambito di applicazione quasi paneuropeo, rappresenta certamente un ottimo primo passo, ma ritengo che possa essere notevolmente migliorato, in Europa e altrove, sensibilizzando maggiormente il pubblico alla sua esistenza e dando piena attuazione a PEGI Online. Faccio inoltre appello agli Stati membri e al settore affinché disciplinino la vendita dei videogiochi nei negozi in modo da far rispettare l'esigenza fondamentale di protezione dei minorenni.".
"Tutti i consumatori hanno bisogno di informazioni chiare e veridiche per scegliere in cognizione di causa, ma in questo caso particolare si tratta dei bambini, che sono tra i consumatori più vulnerabili che esistano nella società. E il nostro messaggio chiaro, oggi, è che l'industria e le autorità nazionali devono fare di più per dare a tutti i genitori il potere di decidere correttamente per sé stessi e per i loro figli", sosteneva Meglena Kuneva, commissario UE responsabile per la tutela dei consumatori.
Discipline differenti
Secondo l'indagine effettuata dalla Commissione, attualmente il sistema PEGI è applicato da 20 Stati membri. Due paesi (Germania e Lituania) dispongono di leggi specifiche vincolanti in materia, mentre Malta fa appello alla normativa generale. In 4 Stati membri (Cipro, Lussemburgo, Romania e Slovenia) non si applica però alcun sistema; in 15 Stati membri sono in vigore leggi sulla vendita nei negozi di videogiochi dal contenuto dannoso per i minorenni ma l'ambito di applicazione della legge varia da uno Stato membro all'altro. Finora 4 paesi (Germania, Irlanda, Italia e Regno Unito) hanno vietato certi videogiochi violenti. Adottate nel 2003, le etichette PEGI forniscono una classificazione in base all'età e contengono avvertimenti riguardanti, ad esempio, la violenza o il turpiloquio, dando così modo sia ai genitori di decidere quale gioco sia adatto ai loro figli, che agli adulti di scegliere meglio i giochi da acquistare per il proprio uso. PEGI ha l'appoggio dei principali produttori di console in Europa. PEGI Online è stato lanciato nel 2007, cofinanziato dal programma per l'uso sicuro di Internet della Commissione, in risposta alla rapida crescita dei videogiochi on-line. La Commissione ha sollecitato varie misure destinate a realizzare la convergenza delle strategie nel mercato unico:
- Periodico miglioramento e più efficace pubblicità di PEGI e PEGI Online da parte dell'industria dei videogiochi.
- Gli Stati membri dovrebbero integrare PEGI nei propri sistemi di classificazione e sensibilizzare particolarmente i genitori e i figli all'esistenza di questo sistema.
- Cooperazione in materia di soluzioni innovative per la verifica dell'età fra Stati membri, organismi di classificazione ed altre parti interessate. - Codice deontologico paneuropeo sulla vendita dei giochi ai minorenni entro due anni, concordato da tutte le parti interessate.
Secondo la Commissione i videogiochi sono sempre più spesso accessibili via Internet e telefoni cellulari; si prevede che questi due sistemi rappresenteranno il 33% degli introiti totali realizzati dai videogiochi entro il 2010. Il settore europeo dei videogiochi realizza già introiti pari alla metà di quelli dell'intero mercato europeo della musica e supera quelli del mercato delle sale cinematografiche.
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