Cronaca / Como città
Lunedì 21 Ottobre 2013
«Sullo spaccio a scuola
non c’è da scherzare»
Dopo l’arresto per droga dell’alunno del Pessina
interviene il cappellano del carcere Beccaria «Droga più diffusa di quanto si possa pensare»
Como
Arrestato a scuola dai poliziotti per il possesso di “erba” già divisa in dosi e per averne altra nascosta in un armadio a casa, 160 grammi, di cui i genitori ignoravano l’esistenza.
Venerdì, uno studente del Pessina, 17 anni è andato a scuola, ma ha terminato la sua giornata al carcere Beccaria di Milano. Una notizia che fa riflettere, anche chi con i ragazzi che finiscono al Beccaria, anche per possesso di stupefacenti, ha a che fare da decenni, tutti i giorni. Don Gino Rigoldi è il cappellano del carcere minorile di Milano e, appreso dello studente di 17 anni di Como, fa alcune valutazioni.
Massima attenzione
Il sacerdote richiama l’attenzione, di tutti, sul fatto che il fenomeno della droga, spacciata e consumata a scuola, non sia un fenomeno passato di moda o trascurabile, piuttosto una situazione ancora attualissima.
«Quello che è accaduto a Como ci deve far riflettere sul fatto che il consumo di cannabis è molto diffuso, più di quanto si possa pensare e che lo spaccio, perché 160 grammi è una quantità che va già considerata vero e proprio spaccio, è frequente a scuola, per diversi motivi».
Cause che don Gino riconduce anche a «una specie di rito adolescenziale – aggiunge –. È tipico di quell’età pensare che si possa fare uso di cannabis, si tratta di un rito che poi con il tempo passa, ma che è molto diffuso».
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