Cronaca / Como città
Domenica 07 Gennaio 2024
Svizzero “inganna” il Telepass a Grandate: il giudice gli sequestra la Bmw
Il caso L’uomo si incolonnava all’auto davanti per passare la barriera senza pagare
Il modo di agire è semplice: basta attendere il momento giusto, ovvero un’auto che passa con il Telepass e che si infila nella apposita corsia, e poi seguirla da vicino, passando il casello prima che la sbarra si abbassi.
Non è una cosa rara. In procura solo negli ultimi mesi sono ben quattro i fascicoli che sono stati aperti su altrettante posizioni.
Uno di questi riguarda un professionista di Lugano che al volante di una Bmw di grossa cilindrata per ben tre mesi non ha pagato un solo centesimo al casello di Como-Grandate, fin quando la polizia stradale non si è presentata al suo cospetto sequestrandogli l’auto su disposizione del giudice delle indagini preliminari. Ed è proprio questa la nuova frontiera della lotta ai “furbetti”, togliere l’auto dalle mani dell’inadempiente.
Il professionista svizzero di cui scriviamo, che da luglio a settembre (per 92 giorni, contati uno per uno in un fascicolo gestito dal pm Michele Pecoraro) aveva sottratto alle tasche di Autostrade per l’Italia la cifra di 2.000 euro, si è visto notificare un decreto di sequestro preventivo della Bmw. L’uomo ha poi pagato, l’auto è tornata nelle sue mani e la denuncia querela è stata ritirata.
Il tentativo insomma è quello di evitare di tirare queste vicende per le lunghe arrivando in Tribunale, toccando gli indagati su quello che più conta ovvero l’auto. Le ipotesi di reato contro i furbetti dei caselli in origine erano di insolvenza fraudolenta, mentre dopo alcuni pronunciamenti della Cassazione si è passati a iscrivere le persone per truffa.
Il modo per incastrarli non è nemmeno complicato: le telecamere ai caselli li riprendono senza problemi, motivo per cui spesso queste “furbate” non sono compiute da comaschi ma da gente in transito o che arriva da fuori, come nel caso del professionista di Lugano. Oppure come nel caso di un camionista dell’Est, che pure lui utilizzò l’incolonnamento ad una macchina come stratagemma per non pagare il pedaggio. Ma le cronache recenti registrano anche il caso di un altro svizzero capace di totalizzare 400 passaggi non pagati, pure lui iscritto sul registro degli indagati per truffa.
Fascicoli, quelli in questione, che partono tutti da una denuncia fatta a monte dalla società delle autostrade. Più lunga è invece la strada per punire i “furbetti” della Pedemontana. Qui infatti non ci sono barriere ma solo un sistema di lettura delle targhe. Per una parte dei giudici (che qui difficilmente concedono il sequestro) non sarebbe dunque configurabile la truffa e nemmeno l’insolvenza fraudolenta, mancando da parte degli automobilisti la «dissimulazione dello stato di insolvenza». Proprio grazie a questo, una pensionata (in questo caso italiana) ha visto archiviata la propria posizione nonostante 800 passaggi non pagati dal 2016 in avanti. L’unica via percorribile rimane così la giustizia civile.
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