Al’epoca di Manipulite la gente brandiva striscioni e urlava lo slogan “Forza Di Pietro”. Più di vent’anni dopo, il territorio comasco si ritrova a fare il tifo per l’ex pm transitato dalla politica e ora assiso sulla tutt’altro che comoda poltrona di presidente della Pedemontana. È stato chiamato a quello che rischia di diventare il prematuro capezzale di un’opera nata male, troppo tardi, su un tracciato nemmeno lontano parente di quello originale. E potrebbe restare monca anche di un arto che sta molto a cuore a Como e ai comuni limitrofi alla città: quel benedetto secondo lotto che esiste solo nelle periodiche promesse dei politici che in questo non hanno davvero nulla da imparare dai marinai.
A Di Pietro si possono contestare molte cose tranne quella di non avere il polso della situazione. Lo aveva da magistrato, da ministro e da leader politico. Ed è uno abituato ad anteporre l’azione alla parola. Ricordate quanto tempo trascorse dalla sua irruzione sulla scena pubblica come pubblico ministero di punta di Tangentopoli al giorno in cui finalmente gli italiani poterono udire la sua voce dallo spiccato accento molisano?
È innegabile che assieme a Tonino siano arrivate quelle speranze che prima erano davvero flebili di eliminare quell’assurdo e costoso balzello del primo lotto della tangenziale. Un pedaggio esoso che, una volta trascorso il periodo di transito gratuito, aveva portato la strada al rischio di ammalarsi di solitudine. Oltretutto un tributo reso ancora più odioso dalla macchinosità del pagamento che potrebbe ben figurare alle Olimpiadi se ci fosse la disciplina “complicazioni affari semplici”
Di Pietro deve essere partito da questo dato: se quasi nessuno percorre la tangenziale, che c’azzecca questa strada? Cioè: a cosa serve? Avrebbe dovuto sgravare Como e i Comuni di corona dall’imponente traffico di attraversamento. Già il fatto di essere nata senza il secondo tratto la rendeva non molto funzionale in questo senso. Però, nel periodo di gratuità e di elevata percorrenza qualche effetto benefico, va detto, si era avvertito.
Allora, il problema è il pedaggio. E che c’azzecca il pedaggio su una tangenziale cittadina?
Lo stesso ex pm, nell’intervista rilasciata a Gisella Roncoroni e che potete leggere a pagina 17, lo ammette.
Una svolta rispetto alle posizioni di chi lo aveva preceduto nell’attuale carica e che sosteneva l’assoluta ineluttabilità del tributo, sordo di fronte alla mobilitazione del territorio. Di Pietro i suoi passi per arrivare al transito gratuito li ha fatti e anche in fretta.
Ora c’è da sperare che anche li altri soggetti coinvolti nel processo decisionale si rendano conto che il pedaggio, specie di quella entità, su quel breve pezzo di strada, non c’azzecca proprio. E il territorio non deve smettere di far sentire la propria voce per rivendicare quello che sarebbe solo un atto di giustizia, proprio come quelli che si chiedevano a Di Pietro quando vestiva la toga. E anche la partita del secondo lotto deve restare viva. Specie ora, dopo l’annuncio del Patto per Lombardia siglato tra il presidente del Consiglio, Matteo Renzi e quello della Regione, Roberto Maroni, in cui, stando a ciò che ci hanno detto, ci sarebbero le risorse necessarie a realizzarlo.
Perché questa, assieme alla variante delle Tremezzina, è un’opera dovuta ai cittadini di Como e dal lago per troppi anni penalizzati da un traffico opprimente e insalubre.
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