C’è qualcosa a cui è arduo abituarsi. E non sono solo le emozioni, i sentimenti o la bellezza, purtroppo.
Ciò che è in grado di stupirci costantemente nel nostro Paese è il panorama immenso delle tasse. Complice la sua mutevolezza, va precisato. Emerge nel calendario diffuso da Confartigianato Como, con quelle sigle che negli anni cambiano sapientemente: non possiamo illuderci che sia per non annoiare il contribuente, con amaro pragmatismo che sia per sviare e illudere. Illudere di pagare di meno, di pagare qualcos’altro oppure comunque di addolcire il boccone.
Missione fallita sul nascere, perché quel pasto resta indigesto, proprio come il panettone natalizio che non si fa in tempo nemmeno a mandare giù: prima del brindisi di San Silvestro, correre a sistemare qualche altra pratica, prego. E a versare un anticipo allo Stato, perché, si sa, occorre portarsi avanti. O meglio, portarlo avanti.
Anche quest’anno, al di là dei molteplici annunci, la mole fiscale resta quella. Certifica un lieve miglioramento, la Banca mondiale, visto che il tasso globale è sceso da 65,4% a 64,8%. Ma poiché siamo i principini d’Europa da questo punto di vista, c’è davvero poco da rallegrarsi. Gli imprenditori comaschi stanno viaggiando sempre di più nel mondo per portare i loro prodotti in nuovi mercati. Il peso delle loro valigie - con le pietre di nome imposte e pratiche - è superiore a quello dei loro concorrenti.
Ma tra i tanti numeri che non danno certo la carica, ne colpisce uno, sempre reso noto dalla Banca mondiale. In Italia le ore annue per gli adempimenti fiscali (attenzione, solo per quelli fiscali, quindi pensiamo alla dose aggiunta dalla burocrazia, imposta occulta) sono 269. Togliendo feste, weekend e via dicendo, se non arriviamo a un’ora al giorno poco ci manca.
E la rabbia delle aziende è comprensibile, pensando che quell’ora al giorno, appunto, non leva nemmeno le tasse di torno. Perché affiora sempre una sorpresa - la telefonata del commercialista che deve annunciare la novità di turno, per dirla con le parole dell’imprenditore Fagioli -, si affaccia un cavillo, si mette di mezzo un’interpretazione.
La zavorra si appesantisce anche così. E c’è un dovere ancora più forte di questi tempi nell’alleggerirla concretamente. La congiuntura del terzo trimestre 2015 ha mostrato tutta la delicatezza di questo periodo storico. Le aziende, con i loro lavoratori, ce la stanno mettendo tutta per andare avanti e conquistare nuovi mercati. Non si possono permettere oneri del genere. E nemmeno di buttare un’ora al giorno per altro che non sia costruire il proprio futuro.
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