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Giovedì 26 Giugno 2008
Tessitura Taroni, la storica azienda
si trasferisce e lascia il centro città
L'annuncio è del titolare dell'azienda tessile, Michele Canepa. La storica azienda, con sede da 80 anni in via Morazzone a Como, si trasferirà negli ex immobili della Mantero a Grandate
Como - I suoi erano gli ultimi telai a battere ancora in pieno centro storico. Da settembre invece non «suoneranno più» nello stesso posto: per il loro proprietario il rumore che fanno quando sono in funzione è come fosse «musica». La Tessitura Taroni, storica azienda tessile comasca, da oltre 80 anni in via Morazzone - ancor prima, dal 1880, anno della fondazione al 1920 gli uffici e la produzione erano in via Mentana - da settembre cambia sede. Passa a Grandate, nella sede dell’attuale Tessitura Mantero, che a sua volta si trasferisce negli spazi della ex tessitura Giussani, a Villa Guardia. L’annuncio della compravendita dell’immobili e dei locali era già stata annunciata da La Provincia già ad accordo siglato, qualche mese fa - 14 milioni di euro in totale messi sul piatto dalla Taroni per aggiudicarsi i locali della Mantero -. Ora i tempi stringono: l’azienda approfitterà della chiusura agostana per trasferire tutti i macchinari e riprendere il lavoro a pieno ritmo già dal primo settembre. «Questi almeno sono i programmi» spiega il titolare, Michele Canepa, alla guida dell’azienda dal 1996, dopo aver lasciato il gruppo industriale tessile di famiglia, impresa fondata dal padre a San Fermo della Battaglia e guidata ora dalla sola sorella Elisabetta, ormai unica proprietaria dopo l’uscita di scena dal pacchetto azionario delle altre due sorelle. «Se tutto fila liscio, e i programmio di trasferimento vengono effettivamente rispetatti - dice - allora non dovrebbero esserci proprio problemi». Solo un po’ di rammarico, forse. «Beh - riconosce in tono sommesso Michele Canepa - la nostra era l’ultima azienda ormai funzionante in centro, adesso non ci saremo più nemmeno noi, poi quella di via Morazzone era la sede storica, è chiaro che dispiace lasciarla». Ma quando gli spazi diventano stretti, non c’è alternativa. Già da tre-quattro anni infatti la Taroni è in fase espansiva, gli affari sono in costante crescita, il fatturato è aumentato nell’ordine del 30%, i volumi produttivi del 20% e il personale invece del 10%. Anche da qui, l’esigenza di spostarsi. Certo assai lontani sono i tempi in cui sotto il nome Taroni di impiegati se ne contavano ben 850 – era il 1920 -. Oggi l’azienda arruola in tutto tra le 72 e le 74 persone tra amministrazione, commerciale e produzione, «ma intanto invece di chiudere i battenti siamo in crescita rispetto ai periodi di magra degli ultimi anni, anche come forza lavoro impiegata», racconta Canepa. E il fatturato - dati 2007 gli ultimi disponibili - ha superato quota 12 milioni di euro. «Ma soprattutto - questo ci tiene a precisarlo Canepa - non siamo un converter, noi produciamo ancora e pur cambiando sede continuiamo restare un’azienda di Como, con il suo insediamento produttivo in città». I prodotti? Sempre gli stessi, in una conmferma qualitativa di continuità di produzione: rasi, faille, taffetas, shantoung, organze, seta, nattè. L’innovazione sta nei metodi di lavorazione e nel colore - con ventagli di scelta sempre più ampi, finissaggi d’avanguardia, stropicciature e tagli custom made. Ma la chiave del successo è un «mix di innovazione e tradizione». Basta dire che anche nella nuova sede, ipermoderna, accanto ai macchinari nuovi di ultima generazione continueranno a battere anche i telai di 50-60 anni fa. La «mitica» Benninger Omita è ancora in funzione. E guai se così non fosse. «Accanto alle lavorazioni più tecnologiche - assicura Michele Canepa - noi continuiamo a usare anche quelli più vecchi della nostra tradizione, ancora molti filati passano da telai di sessant’anni fa. E questo in parte è il segreto della nostra qualità. La scelta strategica di non abbandonare i metodi della tradizione della Taroni è certamente premiante».
Chiara Sirna
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