Tutto a rotoli
tranne il calcio

La domanda suona più o meno così : perché i giocatori e gli allenatori di calcio guadagnano cifre stratosferiche e nessuno ha niente da ridire? E questo in un Paese dove chi ricopre un ruolo pubblico o privato non si salva dalla critica spesso ingenerosa e quasi mai costruttiva. Solo chi non fa nulla viene ignorato con un silenzio che potremmo definire premiale, a testimonianza di una vocazione atavica al vivere di rendita, sogno iperboreo dell’inconscio nazionale.

Non è forse questo il Paese che ha inventato l’espressione “tesoretto”per indicare un residuo del bilancio dello stato ai tempi del ministro Padoa Schioppa da spendere, si intende, subito neanche fossimo una castellana virtuosa invece di una Repubblica indebitata fino al collo.

La frenesia iconoclasta

Una volta c’erano le vacche sacre, Gianni Agnelli era uno di queste ma è di questi giorni l’invettiva di Diego Della Valle contro John Elkann che dell’avvocato è il nipote oltre che l’erede. È un imbecille.

Nella frenesia iconoclasta di non ha mai creduto a nulla se non al proprio interesse di parte non si salva nemmeno il presidente della Repubblica, che è quasi novantenne, tiene in piedi con la sua autorevolezza la baracca Italia e meriterebbe quantomeno una riserva di giudizio oltre al rispetto per l’età.

Niente da fare, è un golpista, un bugiardo e via di seguito a seconda di quello che al momento detta la pancia del risentimento o della faziosità.

Alitalia è sull’orlo del fallimento, arrivano gli arabi di Etihad e mettono soldi, può essere che anche stavolta vada male ma è pur sempre un’alternativa credibile al sicuro fallimento. Niente da fare gli addetti per il trasferimento dei bagagli, anziché scioperare civilmente, boicottano e paralizzano lo scalo di Roma. Un milione di euro di danni.

Insomma ce n’è per tutti in questo Paese tranne che per i calciatori e gli affiliati al mondo esclusivo della palla rotonda. Certo anche a loro non si risparmiano critiche, offese a volte feroci, ma è un gioco delle parti e il tifoso recita a soggetto. Una gigantesca commedia dell’arte dove tutti possono dire tutto a condizione di non rompere il giocattolo.

Nessuno muove obiezioni

Prendiamo Antonio Conte, neo allenatore in pectore della nazionale ( il contratto deve essere ancora firmato). Percepirà quattro milioni di ingaggio. Allenerà una squadra che viene da una eliminazione bruciante ai mondiali 2014, cioè di quest’anno.

Il suo omologo tedesco vincitore della competizione in Brasile guadagna due milioni ed ottocentomila euro. Come dire più la squadra perde, più l’allenatore vince nei toto ingaggi.

Qualcuno ha mosso un’obiezione non sull’uomo,intendiamoci, ma sul sistema? E parliamo naturalmente non degli uomini e donne del circo mediatico, ma dei comuni mortali che in tutta la loro vita raggiungono sì e no una frazione decimale dei compensi pallonari. Ed è qui che si misura la contraddizione perché l’Europa ha problemi di crescita e di disoccupazione che si protraggono ormai da sette anni e uno degli epicentri di questa crisi è proprio l’Italia.

Un giovane su due è a spasso , i senza lavoro sono ormai al 12 per cento, le aziende chiudono o traslocano.

A Chiasso nei mesi scorsi il sindaco voleva spiegare alle piccole imprese italiane quali erano i vantaggi di un passaggio armi e bagagli in Ticino, si aspettava qualche decina di interessati , se n’è trovati settecento.

Nell’alimentare i consumi sono calati del 2 per cento mentre le televisioni fanno a gara ad accaparrarsi i diritti per trasmettere le partite di calcio.

A suon di milioni che poi scendono a cascata su tutti tranne che su chi finanzia il grande circo: lo spettatore. Lui paga ed è contento. Gli basta sognare.

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