Questa tornata elettorale è molto importante: ci farà capire se finalmente “l'Italia s'è desta” o se preferisce continuare a dormire il sonno dell'illusione, cioè a vivere nei sogni. Recentemente mi sono capitati tra le mani i bellissimi «Cento sonetti in vernacolo pisano» di Renato Fucini, ed uno in particolare mi sembra oltremodo attuale. S'intitola «La fratellanza degli italiani» e lo proporrei ai lettori di questa rubrica perché abbiano sempre presente il concetto di italianità al di là delle differenze regionali che talvolta artificiosamente li dividono.
Tutti fratelli! s'è strillato tanto,
Ma fin' a qui s'è fatto di parole.
Lei di dov'è? “Lombardo, e me ne vanto”:
E lei? “Son Fiorentino, se Dio vole”.
Tutti citrulli semo, e questo è quanto.
Se ci ripenso, quant'è vero ‘r sole,
Dalla velgogna mi si smuove ‘r pianto:
Nun credo più nemmeno ‘n delle scòle.
Però ar mi' bimbo gliel' ho già insegnato:
Tieni a mente, ‘ni dissi, siei pisano,
Pelchè in Pisa t'avemo battezzato.
Ma a Pisa ‘un ci pensa', te siei Toscano,
Quel “Me ne vanto” poi, mondo sagrato!,
Dillo; ma prima di': son'Italiano!”.
Giovanni Dotti
Ieri Ernesto Ferrero, direttore del Salone del libro di Torino, ha citato il premio Nobel dell'88, Josif Brodskij, ricordando ciò che egli scrisse a proposito della poesia: «Più si legge poesia, meno si tollera ogni sorta di verbosità, nei discorsi politici o filosofici, come nella storia, nella sociologia o nella prosa». La poesia non è un esercizio fine a se stesso o vago o inutile comunque.
La poesia spesso anticipa la realtà, ne suggerisce l'interpretazione, arriva a orientarla. Serve anche da monito, la poesia, ed è questo il caso citato da lei, caro amico. S'indulge talvolta a credere che la letteratura crei un mondo a sé stante, separato dal mondo della vita quotidiana, utilizzata solo perché serve all'arte dello scrittore. Servirebbe invece il contrario: che dell'arte degli scrittori si comprendesse quanto essa serve all'esperienza politica, sociale, culturale, economica eccetera. Commenta Ferrero: «Quanto più ricca sarà l'esperienza estetica di un cittadino, tanto più sarà refrattario agli slogan della demagogia e agli inganni del potere, tanto più nette le sue scelte morali e tanto più libero lui stesso». E' una riflessione che merita d'essere tenuta da presente da chi dovrà occuparsi del nostro futuro di cittadini. Per non cadere negli errori del passato.
Max Lodi
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