Ci sono storie che entrano con particolare intensità nel cuore della nostra gente. Capita quando si ha di fronte storie che rappresentano i valori, le aspettative, le speranze di un territorio che è sì complesso e sempre più articolato ma anche naturalmente incline a ritrovarsi, specie nei momenti difficili, nelle poche cose che contano: il lavoro e il senso di comunità che è attenzione alla cultura ma soprattutto al sociale. Una di queste straordinarie storie comasche è quella di Enzo Ratti che ieri, a diciassette anni dalla scomparsa, è stato non a caso ancora protagonista di una giornata a suo modo storica per la città. Contestualmente all’inaugurazione della scultura di Nicola Salvatore realizzata nell’anno del cinquantesimo di Bennet ieri è stato posto l’ultimo tassello del nuovo ospedale Sant’Anna, vale a dire il completamento della palazzina degli uffici e soprattutto della nuova piazzola per i voli dell’elisoccorso. Non è un caso perché se Como può vantare in questo ambito un primato perlomeno a livello regionale lo deve in particolare a Ratti che nel 1990, assumendo la carica di presidente del Rotary Como Baradello, decise di concentrare il proprio servizio sulla sanità.
Le normative erano carenti e al solito nebulose, i fondi necessari un’enormità ma la passione di Ratti e di chi in quegli anni gli era vicino in questa impresa (Mario Landriscina in primis) fu tale che, come d’incanto, ogni ostacolo all’apparenza insuperabile diventò agevole.
Il primo volo, nel 1986, fu l’esito di un progetto, quello della Fondazione Pro Elisoccorso 118, che resterà a lungo un vanto per la nostra comunità.
Nel bel libro di Giorgio Gandola dedicato alla figura di Enzo Ratti è interessante richiamare la testimonianza di Landriscina su come si muoveva l’imprenditore in un ambito, quello del sociale, diverso da quello abitualmente frequentato nella vita di tutti i giorni: «Aveva un approccio lucidissimo – dice Landriscina – ascoltava, poi aveva la necessità di approfondire. Faceva domande precise e si aspettava risposte chiare. Non rimaneva mai nella dimensione del sogno». Si tratta di parole, specie queste ultime, rivelatrici. Ratti è stato anche in questo un grande comasco, capace di tradurre in opere una straordinaria capacità di guardare oltre il proprio tempo e il proprio orizzonte (un talento decisivo anche per Bennet nel salto che l’ha portata a diventare una realtà modello della grande distribuzione commerciale).
Tanti sono capaci di belle parole, diverso è saperle concretizzare. Occorrono, certo, competenze e doti organizzative ma per raggiungere i grandi obiettivi serve anche dell’altro. Coraggio, caparbietà e anche umiltà, la predisposizione cioè a mettersi totalmente a disposizione della causa che s’intende portare avanti. In questo Ratti rimarrà sempre un punto di riferimento, la sua è una lezione utile anche alla Como di oggi, troppe volte incapace di affrontare con risolutezza i problemi che ha di fronte. Quante volte abbiamo avvertito la prevalenza di un senso di generale scoramento di fronte agli ostacoli. Sì vero, i tempi attuali sono grami, forse più che nel recente passato. Ma ci fosse lo spirito dei grandi comaschi, quello che ha regalato l’elisoccorso e prima ancora le grandi infrastrutture e le opere sociali, è certo che sarebbe meno arduo affrontare anche le questioni attuali più spinose. Non è un caso se il nostro territorio, in tanti ambiti, ha raggiunto livelli di eccellenza. Noi siamo quello che c’è stato alle nostre spalle. E guardandoci indietro troveremo la guida per essere protagonisti anche domani.
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