Cultura e Spettacoli / Como città
Mercoledì 24 Luglio 2013
Un trionfo per Diritti
La Sgarbi maglia nera
Il “Lake Como Film Festival” abbozza un bilancio. “Un giorno devi andare” è stata la pellicola più vista
Mancano due film alla fine, venerdì e domenica, ma con la conclusione della parte più importante e innovativa della manifestazione è tempo di bilanci per il “Lake Como Film Festival”.
Una prima edizione ricca di soddisfazione per gli organizzatori, ma anche e soprattutto per il pubblico che ha avuto modo di confrontarsi con visioni che difficilmente avrebbe potuto incontrare. «Circa 3.500 spettatori - commenta Alberto Cano - tra le proiezioni itineranti e quelle in Arena, con il picco per “Un giorno devi andare” di Giorgio Diritti e il fanalino di coda per il documentario di Elisabetta Sgarbi».
Ma l’indagine della cineasta milanese su Avanguardia e Transavanguardia, lo aveva annunciato lei stessa, non è per tutti i gusti. «Un festival - sosteneva sempre Cano - non deve avere paura di osare e di proporre film anche sapendo che non sono adeguati al gusto imperante».
Anche un film sulla follia umana, sulla cupidigia, sul massacro degli indoamericani come è “Aguirre, furore di Dio” di Werner Herzog si mostra, in questa cornice, in tutta la sua potenza immaginifica: se al cineasta tedesco non fosse interessato il passaggio, sicuramente non avrebbe trascinato un Kinski sempre più recalcitrante e tutta la troupe nella foresta amazzonica affrontando mille difficoltà e imprevisti pur di catturare quei luoghi che si riflettono nello sguardo di Jasmine Trinca nel film di Diritti.
E di paesaggi ne rimarranno impressi tanti: lo Zabriskie Point della Valle della Morte, così simile al lago asciutto di Aral di “Waiting For The Sea”. C’è chi lotta contro la natura, come il disperato talebano Vincent Gallo di “Essential Killing” o i condannati a morte de “La cinquième saison”, c’è chi vuole dominarla, come i fratelli Messner di Nanga Parbat e c’è chi non se ne cura, come il ferino Heatcliff della nuova versione di “Wuthering Heights” (in inglese, perché il coraggio è anche presentare titoli in lingua originale).
Tra i rimandi da un film all’altro forse il più emblematico è quello tra “Aguirre” e “Vita di Pi”: nulla in comune, se non le inquadrature di due personaggi diversissimi, ma entrambi alla deriva su una zattera, uno pazzo, l’altro animato da un’incrollabile ottimismo. Sicuramente animati da ottimismo gli organizzatori del “Lake Como Film Festival” che, ora, si dedicano agli ultimi due appuntamenti.
Venerdì sera alla Cascina Respaù con “Slow Food Story” di Stefano Sard, domenica nella piazza della funicolare di Brunate con “I giorni del cielo”, grande affresco americano di Terrence Malick. “To The Wonder”, di quest’ultimo, è stato l’ultimo titolo proiettato in Arena, ieri sera.
Se fa piacere che quello spazio sia stato restituito anche al cinema (ospitò proiezioni fin dall’inizio del secolo scorso), è stata superata anche la “prova pioggia” con l’acquazzone di lunedì e il trasferimento in teatro.
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