Una poesia dedicata a Canzo
Può diventare una Canzo...ne

Gian Battista Galli dei “Sulutumana” ha composto un testo per il paese: «Se piacerà ai bambini potrà diventare un brano musicale»

Da “Canzo” a “canzone”. Anzi , per ora è una poesia, di quelle semplici e belle che sembrano una filastrocca, un inno al paese dei Corni. La composizione è nata di getto correndo sul Segrino e l’autore è il mitico Gian Battista Galli, cantautore dei Sulutumana.

Un poco filastrocca, un poco poesia, magari troverà anche la musica e diventerà l’inno del paese: «Stavo correndo attorno al Segrino ieri mattina quando hanno iniziato a nascere queste strofe, arrivato a casa ho scritto queste poche righe ed ho postato il video. È un regalo a Canzo e ai canzesi, spero piaccia, la filastrocca è nata anche per l’occasione del nostro concerto di fine stagione che si terrà domenica - 25 settembre, ndr - come sempre in paese e ad ingresso libero».

Galli l’ha già recitata in un video postato sul sito dei Sulutumana e domani la presenterà ufficialmente ai bambini: «È nata soprattutto per loro, perché avevo fatto giorni fa un video per il Fertility day e mi avevano chiesto un argomento più vicino ai bambini, quindi ho pensato a loro».

La festa dei Sulutumana domani sarà anche la festa della Sos di Canzo.Dalle 16 alle 18 “Sulutumini” spettacolo per i più piccoli e dalle 18 i Sulutumana con il loro “Giù a Manetta”. Sarà attivo un servizio ristoro e merenda gratis per i bimbi.

Ecco il testo della poesia:

Canzo era una canzone che per strada ha perso un “ne”

La cantava il contadone che c’aveva un bel vocione

E quand’era contadino se ne è andato al mercatino a scambiare l’i con l’o

Canzo era una canzone che per strada ha perso un “ne”

La cantava anche il bandito che un bel dì l’han perquisito

Per vedere se quel “ne” ce l’aveva lui nel sacco

Gli han trovato quattro baci che ha rubato ad una bionda, ma di “ne” neppure l’ombra

Canzo era una canzone che per strada ha perso un “ne”

La cantavano i bambini quando uscivano da scuola

Ma non una volta sola, una e mezza e anche di più

Chi non se la ricordava si inventava le parole

O magari fischiettava, o faceva la la la…

Canzo era una canzone che per strada ha perso un “ne”

La cantavan quei di Nost, la perpetua cul prevost

Ul dutur, ul paisan, in dialet e in italian

La cantavano gli alpini tra Ta-pum e Valsugana

La cantava la mia nona, quand piangevi dent la cùna

Canzo era una canzone che per strada ha perso un “ne”

La cantava la sposina verso i corni la mattina

Ch’è da lì che spunta il sole

La cantava l’ubriaco, la cantava così male

Che gli applausi li prendeva col bastone sul sedere

Canzo era una canzone che per strada ha perso un “ne”

La cantava il pesciolino che guizzava nel Segrino

Ma un bel giorno un ragazzino disse a un tratto lì per lì:

Gente, cosa ne facciamo di una Canzo senza “ne”?

Boh? Facciamone un paese con le piazze e con le chiese

Con il sindaco, il comune, con il parco e il cimitero

Tutti furono contenti, bell’idea! Bella davvero!!!

Tutti furono cantanti, residenti e villeggianti

Nel comune di canzone che per strada ha perso un “ne”.

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