Vasco, c'è «Vivere o niente»
Anche stavolta va bene così

«Vivere o niente» è album di cui non si può parlare con obiettività, perché l'obiettività imporrebbe di ammettere che, forse questo rocker di 59 anni - più di trenta passati sotto i riflettori nel ruolo, anche ingombrante, di guru di tre generazioni intrecciate - questo signore un po' smarrito come ci appare nel suo ultimo video, non abbia più niente di particolarmente nuovo da dire. E allora sceglie una via più leggera...

a.cavalcanti

COMO Sarebbe bello poter parlare (e scrivere) di Vasco Rossi come si scrive (parla) di Bach, di Mozart, di Beethoven. Non perché l'artista emiliano sia anche solo lontanamente paragonabile a costoro, ma perché costoro, appartenendo a un passato ormai remoto, vengono affrontati dagli storici, dai critici, soprattutto dagli ascoltatori con uno sguardo in prospettiva sul contesto sociale, sull'impatto culturale, sulla rilevanza pubblica, su tutte quelle cose, insomma, che hanno tanto a che vedere con il personaggio ma poco con la musica (pur influenzandola in qualche misura). Invece parlare, scrivere di Vasco è difficile, sempre più difficile. Più che un musicista o un cantante o un poeta o tutto quello che vogliono i suoi innumerevoli fan (e, quindi, che volete voi) è una Fede, un Dogma incrollabile, l'antonomasia del rock targato Italia non importa se a torto o a ragione. A parlare se non male almeno con obiettività del signor Rossi con costoro (cioè con voi) si rischia un inutile scontro frontale, un dialogo fra sordi che verrà definitivamente sommerso dalle urla al prossimo concerto. Altrimenti tanto vale essere tutti d'accordo, gran pacche sulle spalle, sentirsi controcorrente ascoltando un artista sempre controcorrente, anche quando vende milioni di dischi: non è una battuta, bisogna prendere atto che Vasco ha seguaci tanto a destra quanto a sinistra perché in un'Italia che si vanta di non capire i testi delle canzoni in inglese, come fosse un delitto imparare la lingua, anche le liriche ne nostro idioma si ascoltano distrattamente. Vasco questo lo sa da tempo e, infatti, le sue parole sono sempre più essenziali, più dirette, come quelle di “Eh... già”, che fin dal titolo... Così “Vivere o niente” è album di cui non si può parlare (o scrivere) con obiettività, perché l'obiettività imporrebbe di ammettere che, forse questo rocker di 59 anni - più di trenta passati sotto i riflettori nel ruolo, anche ingombrante, di guru di tre generazioni intrecciate - questo signore un po' smarrito come ci appare nel suo ultimo video, non abbia più niente di particolarmente nuovo da dire. E allora sceglie una via più leggera. La macchina di “Vivere o niente” si mette in moto con lentezza (“Vivere non è facile”) per poi sciogliere la briglia sulla scia di “The passenger” di Iggy Pop (“Manifesto futurista della nuova umanità”) cantata con grande autoironia, un rimando agli inizi di carriera. “Starò meglio di così” è un pop moderno, il rock ritorna per “Prendi la strada”, un brano in fuga che richiama le immagini della copertina. “Dici che” è sostenuta da un groove elettronico ossessivo, “Eh... già” è il singolo che ha anticipato tutto e già si conosceva, “Sei pazza di me” si apre con riff chitarristici incrociati di George Lynch e Tim Pierce, aggressiva, già pronta per essere cantata in coro a squarciagola allo stadio come il ritornello della stessa “Vivere o niente”. Se “L'aquilone” è un flamenco rock aperto dalla chitarra acustica con più di un richiamo al “Tango della gelosia”, “Non sei quella che” riporta Vasco dalle parti di “Delusa” in estremo contrasto con la pacatezza di “Stammi vicino” che rimanda, piuttosto, a certe atmosfere recenti della Nannini. Il disco si chiude, si fa per dire, con la scoppiettante “Maledetta ragione”. Si fa per dire perché c'è una “ghost track”, “Mary Luise” che riporta Vasco a scuola con ironia, con tanto di coro dello Speakeasy Girls Club. Un giudizio complessivo su “Vivere o niente”... Serve, forse? Se siete fedeli preferite “vivere”, altrimenti “niente”. Va bene, va bene così.
Alessio Brunialti

Musica

Lunedì 04 Aprile 2011

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