La situazione che si è presentata a Gallarate al termine del primo turno di votazione è sin troppo chiara. I cittadini gallaratesi votanti si sono espressi per oltre il 63% a favore del cambiamento nella gestione della amministrazione della "cosa pubblica" esprimendo con ciò una solenne bocciatura degli amministratori locali e amministratori delle municipalizzate uscenti. Il prossimo turno di ballottaggio determinerà quale candidato siederà sulla poltrona di sindaco, ma comunque vada il dato incontestabile che non si può ignorare è la volontà di cambiamento e non di continuità. Quando si tratta di amministrazione locale il dato che conta è soltanto la volontà dei cittadini e non destra, centro o sinistra. E la volontà dei cittadini è la volontà popolare tanto cara a chi la ricorda soltanto quando fa comodo.
Gianni Girardi
Il caso di Gallarate dà lo spunto per dire come poco credibile continui a sembrare, agli occhi di molti italiani, la volontà di cambiamento espressa da parte di altri italiani. Se uno dice: nella mia città (nel mio Paese) restano importanti problemi da risolvere, quelli che ci hanno provato non vi sono riusciti, auspico che si tenti comunque di raggiungere l'obiettivo e penso che sia opportuno dare una chance a quanti annunziano d'esser pronti all'impresa. Se uno dice questo poco, viene sospettato di molto. Viene sospettato, in particolare, se antepone i fatti alle ideologie. Se preferisce il pragmatismo specifico a un orientamento politico generale. Se guarda al curriculum operativo delle persone più che alla loro eventuale tessera di partito. Pare imperdonabile, in quest'Italia molto parolaia e poco concreta, credere che il possibile amministratore d'una città possa essere scelto in base alla considerazione umana, culturale, professionale, eccetera che si ha di lui. Risulta incomprensibile - per passare da Gallarate a Milano - che per esempio un candidato come Pisapia, d'estrazione di sinistra, possa raccogliere il consenso di chi è stufo non tanto d'una idea governativa di destra quanto della pratica d'una cattiva amministrazione. Sfugge la consapevolezza della forza del cambiamento. Il cambiamento è superiore a queste debolezze operative. Il cambiamento è qualcosa che s'impone, e non gl'importa dei mezzi (naturalmente dei mezzi consentiti e leciti) attraverso i quali imporsi, Gl'importa che venga raggiunto il fine. Il cambiamento è insito nella natura umana. L'uomo è un perenne cambiamento, si modifica di giorno in giorno, fisicamente e mentalmente. Si evolve. Perché non dovrebbe evolversi anche la politica?
Max Lodi
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