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Mercoledì 20 Marzo 2013
Vietato essere tristi
Oggi giornata della felicità
L'ha fissata l'Onu partendo dalla consapevolezza che i soldi non garantiscono il benessere dell'animo. «Quando con le nostre azioni contribuiamo al bene comune, noi stessi ci arricchiamo. È la solidarietà che promuove la felicità», scrive nel suo messaggio il Segretario generale Ban Ki-moon.
A Palazzo di Vetro l'idea è venuta partendo dalla consapevolezza che i soldi non fanno la felicità. O almeno questo stato d'animo è lungi dal poter essere descritto con numeri e indicatori che danno il Prodotto interno lordo.
«Felicità è aiutare gli altri. Quando con le nostre azioni contribuiamo al bene comune, noi stessi ci arricchiamo. È la solidarietà che promuove la felicità», scrive nel suo messaggio il Segretario generale Ban Ki-moon.
A sottolineare il fatto che la felicità possa essere raggiunta indipendentemente dal benessere economico è anche il «World Happiness Report» redatto dagli economisti Jeffrey Sachs, John Helliwell e Richard Layard della Columbia University. I risultati non stupiscono: ai vertici della classifica per livello globale di soddisfazione della popolazione ci sono i Paesi del Nordeuropa, ricchi e molto sviluppati, come Danimarca, Finlandia e Norvegia, mentre agli ultimi posti si piazzano realtà come Togo, Benin e Sierra Leone.
Tuttavia, secondo Sachs, «non è detto che entrate maggiori indichino necessariamente il benessere generale di un Paese». Ne sono un esempio gli Usa dove, nonostante i redditi pro capite siano aumentati dal 1960 a oggi, gli indici di felicità siano rimasti invariati.
Alla base del nuovo paradigma economico invocato dall'Onu stabilito durante l'incontro sullo Sviluppo sostenibile Rio+20, ci sono tre pilastri: la crescita economica, il progresso sociale e la maggiore attenzione nei confronti dell'ambiente. «Solo queste tre componenti messe insieme - ribadisce Ban Ki-moon - definiscono la felicità globale». Da qui l'idea di istituire una Giornata internazionale che riconosca la felicità come «un obiettivo fondamentale della vita umana», non trascurabile dalle politiche pubbliche.
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