Cronaca / Como città
Mercoledì 10 Agosto 2022
Violenza, la ragazza che ha chiesto aiuto «Era coperta di sangue e lui la colpiva»
Il racconto Ha 29 anni, straniera, è passata in via Auguadri e non si è girata dall’altra parte. «La donna non reagiva, sono andata al bar a lanciare l’allarme. Credo di averle salvato la vita»
«I vestiti erano strappati, era tutta ricoperta di sangue. Non urlava, quell’uomo la colpiva e lei non reagiva». Greta (nome di fantasia), 29 anni, straniera, ha ancora le lacrime agli occhi nel ricordare. Prende un fazzoletto, si asciuga le guance. È ancora spaventata, non vuole dire il suo nome reale, non vuole dire il suo lavoro, non vuole dire la nazionalità però accetta di parlarci seduta ad un tavolino.
È stata lei, con una amica, ad aiutare la donna di 58 anni bulgara che nella notte di sabato è stata violentata in modo brutale da un uomo pakistano di 41 anni che ora è rinchiuso in una cella del carcere del Bassone. Mentre una trentina di persone, negli stessi minuti in cui avveniva l’abuso all’interno di una cabina del telefono di via Auguadri, passavano otre senza intervenire, qualcuno anche commentando e fermandosi a guardare, senza tuttavia avvisare i carabinieri (le immagini che riprendono tutto sono state poste sotto sequestro), Greta correva con una amica al vicino chiosco per supplicare i presenti di chiamare i soccorsi e le forze dell’ordine.
«Credo di aver salvato la vita a quella donna» dice oggi, quasi vergognandosi. Non è una esagerazione. Se qualcuno non fosse intervenuto a fermare quel brutale stupro, quella brutale aggressione, quelle bottigliate, quei calci e quei pugni, i trenta giorni di prognosi della vittima avrebbero potuto essere di più. E nessuno può dire fino a che punto si sarebbe potuti arrivare.
La ricostruzione
«Stavo ritornano a casa con una mia amica, anche lei della mia età – dice Greta – Siamo arrivati nei pressi di via Auguadri. Mi ha colpito subito il fatto che ci fosse quell’uomo che prendeva per un braccio quella signora in modo violento». Un motivo più che sufficiente per fermarsi a guardare quanto avveniva, senza voltarsi da un’altra parte come altri avevano fatto prima di lei. Ed è bastato quell’attimo, quel minimo di senso civico, per scoprire che «la donna era tutta piena di sangue, ma non urlava e non reagiva. Io e la mia amica ci siamo fermate, la signora aveva tutti i vestiti strappati». Poi l’istinto ha preso il sopravvento: «Abbiamo fatto per andare incontro, per intervenire, poi però quell’uomo ci ha messo paura. Così abbiamo attraversato la strada e siamo andate al bar lì vicino chiedendo un aiuto e raccontando quanto stava avvenendo».
La segnalazione fatta porta un gruppo di persone ad avvicinarsi, per vedere quello che avviene nei pressi della cabina. L’aggressore se ne rende conto e scappa. «Qualcuno ha anche provato ad inseguirlo», prosegue Greta. «Io ero sotto shock, al bar mi hanno fatto sedere e mi hanno offerto un bicchiere d’acqua. Quell’uomo che è scappato era pure lui tutto sporco di sangue».
Grande shock
Nella testa di Greta c’à anche un rumore sordo che ritorna: «Quello della bottiglia che va in frantumi, dei vetri che cadono sull’asfalto, con un tonfo sordo sentito un attimo prima, credo che la stesse colpendo». All’arrivo del 118 Greta e l’amica trovano il coraggio di avvicinarsi alla cinquantottenne che era a terra: «Non reagiva, c’era sangue tutto attorno».
Greta dice basta e si alza. Lo sforzo per ricordare ciò che ha visto è stato grande. Gli occhi sono ancora umidi e la voce rotta: «Le abbiamo salvato la vita», dice allontanandosi. Sì, crediamo che non sia affatto una esagerazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA