Musica
Domenica 18 Marzo 2012
Voci: "La moda" della notte
Garbo vampiro che affascina
"La moda" è una realtà, dieci nuove canzoni per un nuovo racconto sonoro di grande coerenza. E riparte dal rock duro di "Sembra" che spiana la strada a "Sexy", a "Quando cammino 02" e "Gira in continuazione 03", alla voce di Sarah Stride in "Movimento notturno" e nella sensuale "Metà cielo"
Il successo, però, non è argomento fondante di un'estetica che si è fatta, anno dopo anno, album dopo album, sempre più misurata, essenziale come i suoi testi che alla forma narrativa così abusata da tanti cantautori nostrani (e non) preferisce il gusto per la frase, la pennellata impressionistica, il suono giusto delle parole. Chi ricorda l'artista di "A Berlino... va bene", "Radioclima" e "Il fiume", canzoni della prima fase della carriera, quella pubblica, deve riconoscere che è la fase successiva, quella lontano dai riflettori (ma nelle orecchie degli ascoltatori più attenti, esigenti, perché no... intelligenti) quella più importante. Dischi centellinati, vissuti in prima persona, rischiando, magari sbagliando, ma sempre a testa alta, affinando capacità creative rare.
«Sono un vampiro», scherzava nelle notti comasche con chi si stupiva di vederlo apparire sempre e solo di notte. E, per certi versi, lo era: sempre pronto ad assorbire stimoli, idee, musiche, per sintetizzarle nella propria creatività, sempre un passo oltre "La moda", mai inseguendo "La moda". "La moda" (nella foto piccola) è una realtà, dieci nuove canzoni per un nuovo racconto sonoro di grande coerenza. E riparte dal rock duro di "Sembra" che spiana la strada a "Sexy" - un brano che è bello definire "loureedo" - a "Quando cammino 02" e "Gira in continuazione 03", alla voce di Sarah Stride in "Movimento notturno" e nella sensuale "Metà cielo", a quella di Elisabetta Fadini che in "Architettura Mig" addirittura si sostituisce a Garbo, che non canta (aveva già donato a questa artista il poema sonoro "Desmodus") e che, con regalità, non ostenta i collaboratori illustri che pure non mancano (Luca Urbani dei Soerba, Andy Fluon dei Bluvertigo, l'amico Alberto Styloo), e può permettersi di scrivere perle come "Sparare", per costruzione ed evoluzione indubbiamente uno dei suoi capolavori artistici, e "La moda": quest'ultima sarebbe in testa alle classifiche se a proporla fosse un artista che sa muoversi abilmente nel mondo effimero e cinico dell'industria. Garbo, invece, sa destreggiarsi tra le note del suo "parco macchine", tra le parole, tra le immagini, senza inseguire quel successo, quel consenso di massa che arride a tanti fenomeni come arrise a lui trent'anni fa.
Oggi gli interessa creare senza preoccuparsi di piacere alle radio, comunicando direttamente con i suoi seguaci sfruttando le grandi possibilità della rete (per chi si è sempre interessato di tecnologie musicali si tratta solo di qualche click in più), assecondando solo la propria volontà creativa e permettendosi di affidare la propria immagine, in copertina, al designer Massimo Iosa Ghini che ha inteso ritrarlo partendo «dalla sua icona e dalla radice comune di creatività costruttiva degli anni Ottanta».
Alessio Brunialti
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