Jovanotti: «Ora» basta rap
il dee-jay è maturo cantautore

«Ora» conquisterà la vetta delle classifiche come è avvenuto per il singolo d'anticipo, «Tutto l'amore che ho»: lo strano percorso di questa lunga carriera ha in realtà condotto Jovanotti a realizzare un disco da cantautore fatto e finito

a.cavalcanti

COMO Sono passati ben ventitré (23) anni dalla pubblicazione di “Jovanotti for president”, un disco che, forse, non resta negli annali della storia della musica italiana, un album che nessuno prese sul serio così come il suo protagonista, emanazione diretta di Claudio Cecchetto e, come tale, interpretato immediatamente come fenomeno assolutamente effimero, di quelli che, nemmeno un lustro dopo, ritrovi in trasmissioni per meteore o in concerto, d'estate, in qualche discoteca a cielo aperto della Riviera Adriatica dove finge di fare il dee-jay, canta i suoi due o tre successi (i primissimi erano “Go Jovanotti go” e l'inevitabile “Gimme five”), prende i soldi e scappa. Poteva anche finire così: lavori successivi come “La mia moto”, la raccolta di remix “Jovanotti special” e anche “Giovani Jovanotti” (che resta nella memoria per la misteriosa presenza di Keith Emerson e di altri musicisti “seri” che tutti si scandalizzarono a scoprire nei “credits” di siffatta leggerezza) non lasciavano intravvedere particolari doti. Non è accaduto, lo sappiamo, c'è stata “la svolta” di “Una tribù che balla” che festeggia oggi il suo ventesimo compleanno, perché il Jovanotti stupidino è durato pochissimo, quello che ha cercato una via personale alla canzone d'autore ha conosciuto una serie di sdoganamenti successivi che vanno dagli apprezzamenti di Fernanda Pivano all'ammissione a un club esclusivo quale è il “Tenco”. Se la critica ha impiegato un po' di tempo ad adeguarsi, passando dalla pernacchia all'osanna, il pubblico lo ha sempre seguito e se pure non si è mai liberato del tutto, ad esempio, del soprannome che si era appiccicato agli inizi e adesso è “Lorenzo Jovanotti Cherubini”, ha saputo conquistare generazioni successive di ascoltatori. “Ora”, il nuovo disco, non farà eccezione, conquisterà la vetta delle classifiche come è avvenuto per il singolo d'anticipo, “Tutto l'amore che ho” e anche se, in sede di presentazione, lo ha definito come il suo lavoro più contemporaneo, lo strano percorso di questa lunga carriera ha in realtà condotto Jovanotti a realizzare un disco da cantautore fatto e finito. Se l'intonazione, in passato, era così scricchiolante da diventare una caratteristica del personaggio almeno quanto la pronuncia un po' blesa, qui scopriamo un cantante intimista, che rappa meno e interpreta di più. Un plauso immediato alla scelta di pubblicare quest'opera in due edizioni contemporaneamente: una da quindici, una deluxe da venticinque brani. Avrebbe potuto fare come tanti, facendo imbufalire quei pochi che ancora si comprano i dischi, ristampando il cd prima del tour o a Natale, così, invece, si sceglie ora che “Ora” prendere. “Megamix” raccontata a perdifiato è quella che getta un ponte con il passato: suoni moderni, parole a perdifiato ma già con “Tutto l'amore che ho” siamo dalle parti della canzone d'amore pop anche se in salsa dance. La frequentazione di artisti come Cesare Cremonini (che appare ne “I pesci grossi” ricambiando il favore di “Mondo”, anzi, citando direttamente quel brano). “Le tasche piene di sassi” è ballata romantica con pianoforte e archi, “Amami” è martellante, “Ora” persegue la via prescelta, melodie accattivanti sorrette da arrangiamenti che guardano al presente cercando di uscire dagli angusti contorni sonori italiani. Non abbiamo ancora parlato dei testi: ci sono slogan di sicuro effetto come “Il più grande spettacolo dopo il big bang” (“siamo noi, io e te”) o titoli come “Quando sarò vecchio” tra luoghi comuni e intuizioni ispirate.
Musicalmente vario ed efficace, questo “Lorenzo 2011” è il disco di Jovanotti che può convertire chi, normalmente, detesta Jovanotti.
Alessio Brunialti

Musica

Lunedì 31 Gennaio 2011

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