Musica
Lunedì 06 Giugno 2011
Miti: «So beautiful or so what»
Paul Simon scopre i Caraibi
Dopo l'affascinante “Surprise”, un lavoro sottovalutato realizzato con Brian Eno, torna all'antico affidando parte della produzione al fidato Phil Ramone. “So beautiful or so what” contiene una manciata di canzoni, dieci, non arriva a quaranta minuti e gioca con i suoni e le percussioni come nell'iniziale “Getting ready for Christmas day” e “The afterlife” che è un po' caraibica, un po' cajun e un po' africana
Garfunkel, comunque, ha subìto una paresi vocale da cui si sta riprendendo e così Simon ha potuto dedicarsi all'opera del suo ritorno. Che strano non solo essere settantenni, ma anche il fatto che ogni qual volta Paul realizza un album, evento non così sporadico, si parla di un suo ritorno, come se fosse stato assente dalle scene per un'era geologica.
Dopo l'affascinante “Surprise”, un lavoro sottovalutato realizzato con Brian Eno, torna all'antico affidando parte della produzione al fidato Phil Ramone. “So beautiful or so what” contiene una manciata di canzoni, dieci, non arriva a quaranta minuti e gioca con i suoni e le percussioni come nell'iniziale “Getting ready for Christmas day” e “The afterlife” che è un po' caraibica, un po' cajun e un po' africana. In “Dazzling blue” fa capolino l'India, in “Rewrite” si torna dalle parti di “Graceland” mentre “Love and hard times” è un capolavoro per chitarra e archi, un nuovo classico da uno dei più importanti cantautori del Novecento che, peraltro, con “Love is eternal sacred light” realizza la cosa più vicina a un suo brano proponibile in discoteca.
“Amulet” ci ricorda di che eccellente chitarrista sia Simon mentre la voce non dimostra certo l'età che l'artista raggiungerà in ottobre. “Questions for the angels” (basta scorrere i titoli per comprendere come i temi sacri permeino il cd) è eterea, “Love & blessings” è meravigliosamente intricata, “So beautiful or so what” è sorretta da un riff elettrico che ci ricorda che Paul Simon non è solo dolcezza.
Bravo il nostro veterano. Per quanto riguarda il capolavoro di quaranta (più uno) anni fa, invece, il trattamento “deluxe” non può che deludere i fan di Simon & Garfunkel. C'è tutto l'album “Bridge over troubled water”, senza i due inediti della ristampa di dieci anni fa. Un secondo dischetto contiene un “Live 1969” pubblicato di recente mentre il dvd presenta due filmati. Uno, storico, “Songs of America”, è uno special televisivo realizzato alla fine degli anni Settanta e già compreso in “Old friends: live on stage”, l'altro è l'unica cosa davvero inedita, “The harmony game”, incentrato sulla realizzazione dell'ultimo album della coppia con interviste recenti. Francamente era lecito aspettarsi qualcosa di più (che fine ha fatto la politicizzata “Cuba si, Nixon no” che, a quanto pare, fu la goccia che fece traboccare il vaso?) anche se quell'opera resta ottima e getta, con il senno di poi, un faro sul prosieguo della carriera di Simon con le sue incursioni nella musica sudamericana (“El condor pasa”), caraibica (“Cecilia”, “Why don't you write me?”), brasiliana (“So long, Frank Lloyd Wright”) oltre a classici assoluti come la title-track, la monumentale “The boxer” e le sottovalutate “Baby driver”, “Keep the Customer Satisfied” e “Song for the asking” che si dipana dalle pieghe di una “Bye bye love” in omaggio ai vecchi maestri Everly Brothers.
Alessio Brunialti
© RIPRODUZIONE RISERVATA