Musica
Lunedì 07 Febbraio 2011
Star: splendida crepuscolare
l'«eterna fidanzata» Faithfull
64 anni, ex teen-ager scandalosa degli anni Sessanta («Ho dormito con tre dei Rolling Stones e ho scelto il migliore»), figura più fumettistica che reale, torna con l'album «Horses and high heels» e sa ancora stupire
Ma nell'empireo dorato dei divi non è così. Quindi Marianne Faithfull, aetas sua 64 anni, ex teen-ager scandalosa degli anni Sessanta (“Ho dormito con tre dei Rolling Stones e ho scelto il migliore”), quella che il manager Andrew Loog Oldham spingeva con slogan raffinati tipo “l'angelo dalle grandi tette” (pardon his french) creando un'immagine da ragazza solo all'apparenza acqua e sapone ma, si intuiva, capace di tutto, la vicina della porta accanto che chiunque vorrebbe avere. Poi venne la burrascosa storia “d'amour fou” con Mick Jagger - il Rolling Stone vincitore della dura “prova materasso” di cui sopra - durata dal 1965 al 1970, tra pochi alti, molti bassi, tradimenti più o meno vistosi, un tentato suicidio da parte di lei e, sempre per Marianne, una discesa negli inferi accompagnata dalla “Sorella Morfina” cui ebbe il coraggio di dedicare una canzone. Cose lontane, fatti di quaranta e più anni fa. Eppure quando si pensa alla Faithfull la si vede ancora come “eterna fidanzata”, figura più fumettistica che reale, del cantante della più grande rock'n'roll band del mondo, come se la sua esistenza fosse tutta cristallizzata in quel lustro trascorso “a disposizione di Sua Maestà Satanica”. Gli anni Settanta sono passati con pochi dischi e molti problemi, dagli anni Ottanta si parla di una sua “rinascita” che conferma album dopo album, ognuno accolto come un clamoroso “ritorno”. Ha cantato Tom Waits e Kurt Weill, Angelo “Twin Peaks” Badalamenti ha scritto un intero ciclo di canzoni per lei (“A secret life”), il regista Sam Garbarski le ha regalato il ruolo cinematografico della vita con “Irina Palm”, storia della signora anziana dal tocco vellutato che, per necessità s'intende, prostituisce non tutta se stessa ma solo il palmo della sua mano. Mentre accadeva tutto questo la sua voce cambiava, dal soffio vellutato e neppure troppo intonato di “As tears go by” al tono rauco delle canzoni di “Horses and high heels”, il disco che pubblica in questi giorni. Un tocco di Greta Garbo, qualcosa di Marlene Dietrich, una scelta di brani che spazia dalla delicata “Goin' back” (fu un successo per i Byrds mentre lei aiutava Jagger a scrivere “Sympathy for the devil”) alla commovente “Love song” che la compianta Leslie Duncan aveva regalato all'Elton John di “Tumbleweed connection” partendo dall'attualità di “The stations” scritta dai Twilight Singers Greg Dulli e Mark Lanegan, al soul di Allen Toussaint (“Back in baby's arms”) modernizzato dal produttore Hal Willner, ormai inseparabile direttore musicale di Marianne, al country spettrale di “That's how every empire falls” del poco conosciuto R.B Morris, al rock molto “Stones circa 1973” di “No reason” del dimenticato Alan Lomax (che era, invece, un protetto dei Beatles) all'omaggio alle Shangri-las di “Past present future” che, come nell'originale, appone parole alate di Jerry Leiber a un arrangiamento del “Chiaro di luna” di Beethoven. L'originale è il colmo del kitsch, la versione di Marianne è da brividi. Tra i brani originali, a parte la bellissima “The old house” con liriche del drammaturgo irlandese Frank McGuiness, spicca la firma della stessa Faithfull che torna a scrivere, naturalmente di sé, con disincantata onestà. Crepuscolare.
Alessio Brunialti
© RIPRODUZIONE RISERVATA