Voci: uno S.C.O.T.C.H. amaro
Raffinata l'invettiva di Silvestri

«S.C.O.T.C.H.» s'impone da solo, come forse l'album più maturo del cantautore romano. Servono orecchie attente, per carità. Anche per chi è abituato a certe sottigliezze di Silvestri ci sarà di che stupirsi, soprattutto nel notare come la leggerezza con cui trattare temi spinosi non nasconda mai noncuranza

a.cavalcanti

COMO Lui ha dichiarato che la doppia ospitata a Vieni via con me di Fazio e Saviano è stato l'input decisivo per mettere a punto tutto ciò che mancava a S.C.O.T.C.H. (nella foto piccola) e poterlo pubblicare. Ha colpito che, nonostante la rilettura di Io non mi sento italiano nella prima puntata e Precario è il mondo nell'ultima, Daniele Silvestri (nella foto grande) non abbia fatto il minimo accenno all'album in uscita. Giù il cappello a tanto understatement. E infatti S.C.O.T.C.H. s'impone da solo, come forse l'album più maturo del cantautore romano. Servono orecchie attente, per carità. Anche per chi è abituato a certe sottigliezze di Silvestri ci sarà di che stupirsi, soprattutto nel notare come la leggerezza con cui trattare temi spinosi non nasconda mai noncuranza. Anzi. Laddove Il Dado era un piccolo lavoro di singole invenzioni, S.C.O.T.C.H. è un album coeso, ben scritto, suonato e curato alla vecchia maniera. C'è tutto Silvestri: il calembour facile, l'invettiva che spesso sotto i crismi della filastrocca si fa inventiva, gioco, cosciente presa in giro. Osservazione attenta. E questo nonostante le numerose e importanti partecipazioni. Che impreziosiscono una scrittura tersa e il sound di una band che ormai merita il nomignolo de I soliti noti. Il titolo è già sintomatico, il laid-back musicale è quello di certo blues, prende spunto dal racconto di un trasloco ma si fa subito metafora di qualcosa che si regge a malapena, il nostro Paese. Un tema o un intreccio di temi, la precarietà, la voglia di andare via, l'(in)opportunità di rimanere che ritornano come un fil rouge che incatena diversi brani. Le navi in apertura ne offre già un piccolo assaggio, nonostante la solitudine del piano e voce esalti il romanticismo di Silvestri. Spazio a una ballata rock con Sornione in cui le linee melodiche delle voci di Silvestri e Nicolò Fabi s'intrecciano con facilità, ed ecco che Cos'è sta storia qua si riaggancia al disagio sociale nei toni a Silvestri congegnali della storia giocosa. In cui filtra anche qualche simpatico gioco fonetico tra la chiusura di una strofa e l'inizio della successiva. E una dose di carezzevole ironia nel descrivere gesti di quotidiana bassezza. Ancora un po' d'intimità con Fifty-Fifty, in cui diverte l'incedere gigione del sax baritono di Torquato Sdrucia sempre sul limite del controcanto alla melodia principale. E con Acqua stagnante che sarebbe una gemma rara non avesse una progenitrice illustre in Sulle rive dell'Arrone, pur beneficiando di un arrangiamento più leggero. Acqua che scorre invece mette in luce il talento vocale di Diego Mancino. Ecco che la scaletta torna ai toni caldi: Precario è il mondo parla da sé quando, senza le ipocrisie dei tanti se e ma, dice che «…sembra ancor più precario questo stivale che sta affondando dentro un cumulo di porcheria». La chat è il tipico divertissement di Silvestri, mantiene tutto tranne il testo de La gatta, rime, assonanze, melodia e persino un cameo di Gino Paoli. Pronti, via: c'è Gaber, riletto con gusto e misura, e poi l'affondo di Monito(R), un punk-attacco a Napolitano con «in mano un'arma scarica la penna che ratifica», ma che al tempo stesso Silvestri immagina desideroso «di una penna disonesta, che mi legga nella testa e che se sbaglio lo impedisca». Questo Paese sembra chiudere un cerchio, per tematica e sensibilità. Siamo di nuovo nel set piano e voce, stavolta l'incedere è più jazzistico complice l'accompagnamento di Stefano Bollani. Silvestri s'improvvisa crooner, lasciando ai secondi che nascondono la ghost-track il compito di far assaporare e poi digerire un boccone di consapevole amarezza.
Andrea Di Gennaro

Musica

Lunedì 18 Aprile 2011

Voci: uno S.C.O.T.C.H. amaro
Raffinata l'invettiva di Silvestri

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