Cpp, filiale della multinazionale inglese specializzata nella tutela dei dati personali e nel contrasto delle frodi, ha evidenziato con una ricerca i rischi della gestione dei dati personali contenuti nei cellulari rottamati, venduti tra privati o, comunque, ceduti a terze persone.
In Italia, ha stimato Cpp, i cellulari hanno una vita media che va dai 2 ai 3 anni e questo significa che i potenziali possessori (dai 12 agli 80 anni) nell'arco della loro esistenza ne cambieranno da un minimo di 22 a un massimo di 34. Dentro questi milioni di apparecchi vengono «abbandonati» appunto dati personali e di vario genere.
Per condurre la ricerca, Cpp ha acquistato 35 telefoni e 50 Sim sul web scoprendo un totale di 247 frammenti di dati su 19 telefoni mobili e 27 schede Sim. Nel 54% dei casi, quindi, chi vende o regala un cellulare ad altre persone, rischia mettere nelle mani dei nuovi possessori anche i propri dati personali.
Tra i dati personali «dimenticati» nei cellulari, in 3 casi sono state rinvenute password per accedere a conti correnti bancari o a e-mail, in 6 casi «nomi utente» e in 2 casi estremi bancari. Ma ancora più preoccupante è che sia stato dimenticato in un caso anche il numero della carta di credito.
Tra le altre informazioni personali ritrovate da Cpp nei cellulari venduti tra privati, ci sono i contatti della rubrica (35 casi), i video personali (19) e gli indirizzi e-mail (17). Non potevano mancare ovviamente gli Sms, ne sono stati ritrovati ben 139, le foto (14) e le informazioni sulla società per la quale si lavora (4).
«Quel che appare singolare – spiega Walter Bruschi, amministratore delegato di Cpp Italia, che nel nostro paese ha oltre 700 mila clienti, con 3 milioni di carte di credito assicurate – è che l'81% dei possessori di questi apparecchi, intervistati nel corso della ricerca, sostiene di aver cancellato i dati personali dal telefonino prima della vendita. Un dato in netto contrasto con i risultati empirici, che registrano la presenza di dati personali nei cellulari in più di un caso su due».
«Perciò è sempre meglio controllare – spiega Bruschi – anche facendosi aiutare da una persona esperta, la corretta cancellazione dei nostri dati dal telefonino». Il 78% di chi ha cancellato i dati personali dal telefonino prima della cessione sostiene di averlo fatto manualmente: un metodo, spiegano gli esperti, che lascia i file intatti e facilmente recuperabili. Il 38% ha operato un resettaggio completo e il 4% usato un apposito software esterno per la cancellazione.
«Negli ultimi anni – afferma il manager di Cpp Italia – il furto di identità è cresciuto esponenzialmente, creando non pochi problemi ai truffati. Chi viene in possesso dei nostri dati personali può utilizzarli per acquistare beni e servizi, chiedere finanziamenti o porre in essere altri comportamenti delittuosi a nostro nome. Per disconoscere la paternità di questi comportamenti non è sempre sufficiente una semplice denuncia, essendo a volte necessario l'intervento di legali e altri esperti. È basilare, quindi, gestire con la massima attenzione i nostri dati personali a cominciare appunto dal telefonino che si butta o si rivende».
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