È infatti passato un decennio da quando il vecchio «ministero delle Finanze» è andato in pensione, lasciando le nuove sfide a quattro Agenzie fiscali, con maggiore flessibilità e operatività. È stata così l'occasione per il lancio di quattro francobolli celebrativi, alla presenza dei direttori delle agenzie: oltre a Befera, Giuseppe Peleggi per le Dogane, Maurizio Prato per il Demanio e Gabriella Alemanno per il Territorio.
Il numero 10 ritorna però anche negli obiettivi che Befera ha fissato per il Fisco. Serviranno infatti «dieci anni per sconfiggere l'evasione fiscale», recuperando i 120 miliardi di euro sottratti allo Stato ogni anno. «Gli strumenti ormai li abbiamo, dobbiamo solo lavorare» ha aggiunto, soddisfatto dell'aumento della riscossione nell'ultimo anno. Befera ha comunque spiegato che «il tesoretto non esiste perché non si deve confrontare quanto incassato nel 2010 con l'incasso dell'anno precedente ma con quanto era iscritto in bilancio, e l'aumento del gettito era stato previsto». Certo, però, «siccome il recupero è strutturale, si può decidere come impiegare questi fondi in futuro».
Una prospettiva, quindi, molto positiva, grazie a strumenti come il nuovo redditometro che «potrebbe essere pronto per metà aprile», ha dichiarato Befera, e riguarderà «i redditi del 2009». I social network, in questo contesto, potrebbero essere un'altra arma degli ispettori fiscali. Il direttore dell'Agenzia delle Entrate ha per ora fatto solo una timida apertura, ma in Usa e in Belgio il fisco è già a caccia di evasori sui social network.
Se le Entrate decideranno di far proprio il modello già adottato da diversi Stati americani, a partire dalla California, Facebook, Twitter e MySpace saranno impiegati per scovare il lavoro nero (molti messaggi degli utenti infatti hanno a che fare con la loro attività professionale) o individuare stili di vita incompatibili con i redditi denunciati (spesso si condividono sui social network immagini delle vacanze o racconti dei propri hobby).
Una delle questioni centrali da definire riguarda la tutela privacy degli utenti e la possibilità per gli ispettori di usare false credenziali pur ottenere «l'amicizia» dei presunti evasori e accedere alle loro pagine personali, un comportamento vietato per esempio agli ispettori della California.
Riguardo invece allo spesometro, l'Agenzia delle entrate sta valutando come attenuarne la portata ad esempio «escludendo la comunicazione dei dati fiscali per chi effettua gli acquisti con carte di credito e di debito che sono già tracciate, quindi conservando l'obbligo solo per chi paga in contanti». «Proporremmo probabilmente questa modifica normativa – ha detto Befera in un'intervista al Foglio – Queste operazioni rappresentano il 4,5% del totale delle transazioni».
Scatterà infatti il prossimo primo maggio, come previsto dal provvedimento delle Entrate, l'obbligo di registrazione delle operazioni effettuate da soggetti con partita Iva verso i consumatori finali, di fatto operazioni commerciali che coinvolgono negozianti e consumatori. L'obbligo di comunicare il codice fiscale scatta oltre i 3.600 euro compresivi di Iva, per tutte le operazioni per le quali non c'è obbligo di fattura.
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