Vivere Bene
Giovedì 08 Aprile 2010
Tokyo, la capitale
dell'alta tecnologia
Una metropoli in sincronia con il battito del mondo. Tokyo, capitale del Giappone e punto d'incontro tra Occidente ed Estremo oriente. Luminosa di neon anche quando piove, irta di grattacieli che sfidano le nuvole, veloce e sicura per definizione.
di Gianlorenzo Barollo
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Un buono spunto per cominciare è uno sguardo dall'alto. E quale meta migliore della Tokyo tower. Certo ci sono edifici più alti e strategici, terrazze di lusso dove si può ammirare il panorama cullati da musica jazz stile Lost in translation, ma la Tokyo tower ha un primato storico. Chi ha macinato film e cartoni di fantascienza made in Japan non può dimenticare che il mostro di turno si divertiva puntualmente a demolire la torre. Quindi vederla e salirci sopra è un po' come varcare la soglia della fiction. Bianca e rossa, è un'ordinata catasta di travi metalliche che copia in maniera impressionante la tour Eiffel, ma la supera orgogliosamente di otto metri.
Tre sono i punti d'osservazione e ciò comporta biglietti di importo differenziato. Se c'è foschia il primo è sufficiente anche perchè vicino alle vetrate sono piazzati dei display che indicano natura e caratteristiche dei palazzoni che sagomano il panorama metropolitano. Alla base della torre trovate il monumento ai cani dell'Antartide che macinarono chilometri sul ghiaccio per raggiungere i padroni esploratori. Impresa immortalata nel film Antarctica. Opera che fa il paio con la statua di Hachi-ko alla stazione di Shibuya, il cane che attese invano alla fermata il padrone morto. Se c'è una cosa che i giapponesi amano sono le manifestazioni di fedeltà estrema. E tra queste c'è sicuramente la vendetta dei 47 ronin. Nel 1703 questi samurai senza padrone vendicarono la morte del loro capo clan costretto a suicidarsi per aver ferito un nobile nel castello di Edo. La loro impresa venne “premiata” con la morte, ma l'onta del casato era lavata e la giustizia ristabilita.
Sengaku-ji, il tempio che conserva le spoglie dei 47 ronin dà il meglio di sè visto in una giornata grigia e piovosa, oppure all'imbrunire. E' una piccola costruzione a un centinaio di metri dalla fermata del metro di Sengakuji (linea Asakusa). Una zona poco battuta che sa tanto di quartiere residenziale: i ragazzi di una scuola sciamano in classe, le botteghe dei souvenir con simpatici vecchietti poliglotti e gli inservienti intenti nelle piccole manutenzioni. Un filo di incenso si leva davanti all'altare nell'ombra oltre la porta di legno. La quiete smorza i rumori del rado traffico e i passi sono lievi sotto lo sguardo della statua del loro capo Oishi Kuranosuke. A Sengaku-ji più che vedere occorre sentire. Gli occhi invece li devono necessariamente spalancare i visitatori del mercato del pesce di Tsukiji, centrale metropolitana dello smercio del pesce fresco indispensabile all'approvvigionamento delle migliaia di ristoranti di Tokyo e dintorni. Ci si arriva in metro dalla linea Hibiya e si trova di fronte agli uffici del quotidiano Asahi shimbun. Il mercato è un immenso magazzino che contiene centinaia di camion e bancali, dedali di bancarelle e centinaia di persone in frenetico movimento. Si rischia seriamente di venire inforcati da qualche muletto se non si bada al traffico. Conviene munirsi di mappa all'ingresso e studiare il percorso prima di avventurarsi per evitare di girare a vuoto.
Lo “spettacolo” più ambito è l'asta dei tonni che si svolge in un capannone a partire dalle 5 di mattina. Qui vengono stoccati i tonni freschi, anzi già congelati, appena sbarcati dai pescherecci. E dopo gli esami di rito si scatena la contesa a colpi di migliaia di yen. Una scena che raduna turisti da tutti il mondo in una ristretta platea per un massimo di 50 posti in piedi. Dopo le 6 i visitatori devono sloggiare e ci si può concedere una passeggiata tra le bancarelle ricche di colori e forme. Poi se qualcuno ha accesa la spia dell'appetito può dirigere verso l'area detta Uogashi Yokocho dove, insieme a botteghe di verdure e casalinghi, c'è un grappolo di miniristoranti pronti a servire il pesce appena pescato.
Per smaltire una colazione abbondante niente di meglio che una passeggiata al vicino giardino di Hama-rikyu. Un fazzoletto di terra strappato al mare e modellato come un micro continente con tanto di “montagne”, laghi con isolette e campi di fiori come tappeti. Una meraviglia a disposizione della nobiltà di Edo e ora di tutti gli appassionati di architetture naturali. Solo così si possono definire i curatissimi rami piegati a braccio di candelabro, le rocce infisse nei prati come dormienti monoliti. All'ingresso gli stranieri, i “gaijin”, vengono omaggiati di un dispositivo, una guida interattiva tipo iPhone che passo per passo racconta cosa si sta vedendo e la sua storia con tanto di filmati e foto. Per ristorarsi c'è la sala da tè, costruita su un isolotto nel cuore di un placido laghetto dove contemplare le libere evoluzioni di anatre e carpe affamate. Nella vasta selezione di specie arboree che costituisce il vanto di Hama-rikyu spicca un pino centenario, un albero che curiosamente si è sviluppato in orizzontale coprendo con i suoi tortuosi rami una vasta area. Dal giardino è possibile prendere il traghetto per un tour dei canali (magari il suggestivo Himiko disegnato dall'autore di Starblazer, Leiji Matsumoto) e di seguito fare scalo a Odaiba che equivale a sbarcare su un altro pianeta. O meglio su una città del futuro, artificiale e imponente nel centro della baia di Tokyo. Tutta cemento, facciate di vetro e cavi d'acciaio con ampie guarnizioni di verde per mantenere l'equilibrio. Appena attraccati all'Odaiba marine park iniziano le sorprese: alle nostre spalle si scorge il ponte: il Rainbow bridge che sembra fare il verso al ben noto ponte di Brooklyn. Pochi passi lungo il molo e spunta una sagoma inequivocabile: la statua della libertà. Non c'è dubbio, è lei in trasferta. Soltanto un esame più ravvicinato ci fa capire che si tratta di una perfetta copia in scala.
Ma le meraviglie non sono terminate perché incamminandosi sulla passeggiata oceanica si può vedere la sede della Fuji television, un edificio progettato da Kenzo Tange che pare uscito da una scatola di meccano, non fosse per quell'assurda sfera appesa all'ultimo piano dove si trova un ampio set televisivo. Odaiba ospita sedi di prestigiose compagnie e aziende, ma è anche zona di impianti sportivi (tennis e golf), parchi di divertimento (acqua city e Joypolis) e musei. Due su tutti: il museo della scienza marittima che è alloggiato in una grande nave per l'esplorazione antartica (il Soya) e il museo della scienza e dell'innovazione. Qui, al Miraikan, si possono ammirare in forma chiara e comprensibile, con pratiche dimostrazioni e strumentazioni interattive le conoscenze e le scoperte dell'umanità sulla fisica, la Terra e l'uomo. Dai geni alle particelle, dall'esplorazione spaziale agli abissi oceanici. Il museo è anche la casa di Asimo, il robot antropomorfo della Honda testimonial dei progressi nipponici nel settore della cibernetica. Nelle sale non sono esposte soltanto fredde nozioni, ma anche domande sul futuro e tentativi di risposta. Come ad esempio la fine dei combustibili fossili: gli studi più recenti prospettano soluzioni come composti plastici prodotti dai batteri e nuova energia dalla lavorazione molecolare del legno. Il museo dispone di sale per proiezioni 3D, un planetario e mostre tematiche.
Passando al capitolo relax Odaiba offre centri commerciali e le terme. Il Venus fort è un “piccolo” tempio del lusso alla fermata di Aomi della monorotaia, proprio a fianco della grande ruota panoramica. All'esterno non sembra un granchè, uno scatolone decorato di insegne al neon. Dentro è uno sfarzo di luci e boutique che all'ultimo piano assumono le fattezze di un antico corso dall'architettura occidentale: facciate e archi che appartengono alla tradizione italiana e francese culminanti in piazzette abbellite da fontane zampillanti, statue e lanterne. Quanto alle terme l'Oedo onsen monogatari, poco distante dalla fermata Telecom center, è un'oasi dal sapore antico dove abbandonarsi al ristoro di un bagno caldo, approfittare di un massaggio o concedersi una cena nel quartiere che riproduce un rione tradizionale dell'antica Tokyo. Tutto camminando a piedi nudi su un parquet riscaldato e indossando una colorata yukata (tunica di tela) mentre un moderno bracciale registra le spese fatte.
Tornando a Tokyo, magari in traghetto, si può fare tappa nella zona di Asakusa dove si trova il tempio di Senso-ji, uno dei più popolari e frequentati. Inserito in una zona ricca di botteghe e bancarelle di ogni genere, è il classico esempio di mescolanza di sacro e profano. A pochi metri dal portale d'entrata si vendono banane al cioccolato e dolcetti ai fagioli rossi, magliette e ciabatte, giocattoli e ricordini. Più variegata l'offerta di Ueno, un'area verde con viali di ciliegi che somma suggestivi templi, importanti musei (quello nazionale, d'arte metropolitana e d'arte occidentale) uno zoo fornitissimo di fauna e attrezzato di monorotaia per raggiungere il vicino lago di Shinobazu e sperimentare una gitarella acquatica in pedalò.
Stanchi vagare tra i monumenti e i palazzi? E' l'ora di un tuffo ad Akihabara ovvero la città elettronica. Era questo l'indirizzo per ammirare gli ultimi prodigi nel settore informatico e dell'elettronica di consumo. E oggi le cose non sono cambiate, ma l'offerta di chip e led si è arricchita e sovrapposta ad altre. Akihabara (fermata della Yamanote line) è la meta domenicale di cosplayer (giovani che si vestono e truccano come i protagonisti di cartoni animati e fumetti), di collezionisti di giocattoli e modellisti a caccia di kit di montaggio a buon mercato. Non mancano i fanatici di videogiochi che hanno ha disposizione i palazzi di Sega e Taito per cimentarsi nelle ultime versioni di picchiaduro o tentare la fortuna con gli “ufo”, le gru acchiappa premi tipiche dei luna park. E quando i piedi dolgono ci si può concedere una fermata - a tempo - in un cosplay cafè dove le bibite vengono servite da cameriere in stravaganti costumi. E in tema di vestiti, per capire dove va la moda giapponese occorre fare una passeggiata a Shibuya o Harajuku: più che le vetrine parlano gli abiti colorati e accessoriati dei giovani che si ritrovano agli incroci e le manovre di gruppetti di ragazze che si fiondano tra gli scaffali di grandi magazzini e negozietti di tendenza.
Se la ressa non vi aggrada ci si può rifugiare in un parco. Nel quartiere di Shibuya c'è lo Yoyogi park, un polmone verde dalla folta vegetazione con un percorso segnato da grandi torii (archi di legno) che conduce al tempio di Meiji -jingu dove finalmente è possibile incrociare qualche figura in kimono tradizionale e magari, se si è fortunati, assistere a una cerimonia nuziale. Il giardino del palazzo imperiale può essere un degno coronamento di un viaggio a Tokyo: un largo fossato d'acqua che tiene a distanza i palazzi, qualche filare di ciliegi per dare colore alle mura massicce. E poi i giardini: verde addomesticato, cespugli, laghetti e alberi modellati per infondere serenità e armonia offrendo al turista la visione giapponese della segreta sintonia con la pietra, l'acqua e il sole.
Gianlorenzo Barollo
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Tokyo fra avanguardia e tradizione