Coronavirus, il turismo
Villa d’Este non si arrende
e punta sulla Cina

Il general manager Danilo Zucchetti: più leisure, emozioni, storia, autenticità. La strategia: «Viaggi promozionali in Cina. Lì saranno i primi a riprendersi»

Si è soliti affermare che il tempo si sia fermato a Villa d’Este, dove si può vivere un incantesimo senza interruzioni. Quanto accaduto in questo terribile periodo, non poteva non scalfire anche questo luogo magico. Ma nonostante tutto, si fa qualcosa di più che resistere. Si guarda il futuro, si cercano le vie per costruirlo. E anche se è difficile davvero vederlo in modo nitido, qualche traccia si può percepire. La chiediamo al direttore generale Danilo Zucchetti.

Direttore, è così difficile fare previsioni, sia sull’effettiva ripresa dell’attività sia su cosa cambierà, nelle presenze. Ci proviamo?

Anche perché intanto la Cina ci mostra un tentativo di ritorno alla normalità.

Sì, lo sguardo va a Wuhan per un paragone. Così prevediamo per la fine di aprile di tornare a quella normalità. Non abbiamo la sfera di cristallo. Ci sono però due periodi precedenti di crisi che possiamo analizzare

Quali sono?

Il 2001 con l’11 settembre e la crisi finanziaria del 2008.

Due fatti diversi tra loro, e anche rispetto all’emergenza coronavirus. Quale dei due ci può guidare di più?

La crisi del 2008, credo. Siamo più vicini a quel tipo di esperienza. Per tutto quello che è il turismo organizzato, non ci sarà un ritorno. Penso alle cancellazioni delle aziende. Anche allora, con il crash economico, non ci furono meeting aziendali. Diverso il discorso sulla clientela individuale, leisure.

Che però cambierà a sua volta?

Sicuramente una trasformazione ci sarà. In Italia si è anche sviluppato un turismo di massa, che talvolta ha raggiunto limiti insopportabili. Quindi un impatto ci sarà, ma avverrà anche qualcos’altro. Ci sarà più umanità. E ancora una volta prevarranno i brand con forte appeal, che hanno una storia. Si vorrà vivere un viaggio emozionale, esperienziale. Ecco, credo che ci sarà ancora di più una ricerca di umanesimo.

Che dovrebbe trovare una risposta in questo territorio, no?

Sì, il lago di Como dovrebbe avere tutti i requisiti. E non solo: poi guardiamo ancora ai cinesi, come dicevo prima. Saranno i primi a riprendersi, come stanno dimostrando.

E hanno sviluppato una forte solidarietà con l’Italia.

Anche questo potrebbe essere foriero di un trend su cui puntare?

Sì, penso proprio a questo, a intensificare i viaggi promozionali in Cina. Anche lì ci sono buone possibilità per il turismo di lusso. Prima i cinesi viaggiavano a Roma, Firenze, Venezia. Ora potrebbero venire di più anche da noi. Sicuramente bisogna puntare su queste opportunità. Mantenendo però quello che è stato fatto: una politica che non deve modificare troppo, ad esempio, le strategie tariffarie.

Gli americani, tra i clienti più affezionati di Villa d’Este, si diraderanno nel breve medio termine?

Anche questo è difficile da prevedere. Non si è fermato tutto completamente. A fine giugno, ad esempio, abbiamo prenotazioni dall’America.

Insomma, il turismo sta soffrendo duramente, ma potrebbe avere le carte per riprendersi

Sì, stessi operatori che avevano previsto un calo, lo dicevano: voi risorgerete ancora più forti, perché conoscono l’appeal della destinazione e del contesto. Il connubio tra natura e storia sarà la carta che permetterà al lago di Como, e all’Italia con i suoi contesti bellissimi, di venirne fuori.

Voi camminate verso il 150° anniversario con fiducia dunque?

Sì, siamo molto fiduciosi che Villa d’Este saprà mantenere il forte richiamo anche per le nuove generazioni. Lo vediamo ogni volta che mettiamo qualche post di Instagram: tutti non vedono l’ora di sperimentare queste emozioni.

Ma ci arriveremo, appunto molto cambiati.

Oggi si diceva: non potremo più abbracciare i nostri clienti. Pensiamo al Giappone, dove si mette la mascherina da prima, come forma di rispetto per gli altri. Anche in altri luoghi dell’Oriente non ci si saluta stringendo la mano.

Occorrerà prendersi cura con gesti diversi?

Esatto. Sa quanti ci scrivono che usano il nostro libro di cucina per fare le ricette… Dobbiamo ancora di più tornare alle origini e alla semplicità e far trasparire quest’ultima. L’autunno può essere un nuovo rinascimento, abbiamo diversi eventi che si svolgeranno fino a novembre. E chissà che sia anche un passaggio verso la destagionalizzazione.

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