Su Imprese&Lavoro
Roda, l’imprenditore
che sfida il Parkinson
Tiberio Roda, Ceo di Trafilerie San Paolo, è diventato una figura simbolo della lotta alla malattia neurologica Come in fabbrica, la dimensione della sfida: «Quando me l’hanno diagnosticata ho detto, se è una gara vinco io»
La vita e l’impresa incontrano sempre sfide. E spesso ciò che accade in una sfera, tocca l’altra, proprio perché una separazione reale nell’esistenza non esiste. Può comparire così un filo che avvolge la storia di un imprenditore di successo, che a un certo punto si è trovato di fronte un ostacolo più minaccioso: quello della malattia. Tiberio Roda l’ha affrontato, con la forza indossata in ogni scelta quotidiana, con l’aiuto anche dello sport e con una convinzione: che combattere insieme aiuta e se si ha un messaggio positivo, è importante anche condividerlo.
Azienda di famiglia
Roda, 63 anni, è cresciuto nell’azienda di famiglia, il gruppo Trafilerie San Paolo di Erba. Come spesso accade nel nostro territorio, davvero impresa e nucleo familiare sono un tutt’uno, sia come gestione sia – prima ancora – come nascita e sviluppo dei talenti. Si varca con naturalezza spesso la soglia dell’azienda e si traccia il proprio futuro.
Come nel suo caso. Lui infatti racconta: «In famiglia siamo tutti cresciuti con l’esempio di un padre imprenditore seriale, non potevo e non volevo fare altre scelte». Papà Giuseppe Nazzareno, fa nascere e diventare sempre più salda un’azienda leader nella produzione di matasse di acciaio trafilato, capofila di un gruppo importante.
Fiero anche dei suoi figli, che stanno seguendo le sue orme e portano nuovi stimoli ed energie, si confrontano e offrono il proprio contributo. Tiberio racconta cosa apprende lì, ma anche lungo un’altra strada che sta percorrendo: «Il lavoro è passione per ciò che si sta facendo – precisa - Devo dire che mi ha insegnato a fare tutto con la necessaria attenzione. Ma c’è anche lo sport che mi ha trasmesso qualcosa di importante. Il suo spirito mi ha dato la volontà di andare avanti anche nelle avversità».
La via è ricca di sfide, di quelle che danno la carica, ma che mettono alla prova: ogni giorno la decisione giusta da prendere in azienda, quella che decreta il futuro tuo e di tante famiglie. La paura però non c’è, solo la voglia di futuro. Così, nonostante siamo in un’epoca delicata in cui si rincorre nel nostro Paese e non solo la parola crisi, il gruppo erbese cresce e così i risultati nel suo campo. Non ci sono ingredienti segreti per questo trend o forse uno sì, di quelli che dovrebbero essere condivisi e Tiberio ha imparato proprio all’interno della sua famiglia e della loro azienda a farlo: «L’innovazione è stata la vera spina dorsale della nostra crescita – spiega Roda - sostenuta dalla ricerca di soluzioni sempre migliori per i clienti, ma anche per le maestranze».
In questo cammino, complesso ma affascinante, si mette di traverso però qualcosa. Una sfida di fronte alla quale non sembra che ci possano essere aiuti dalle esperienze precedenti. Sembra, però è la parola chiave.
Tiberio Roda ripercorre quei momenti, l’incontro con la malattia: «Quando il neurologo mi ha diagnosticato il Parkinson ho risposto: “Dottore, se è una gara la vinco io”. L’azienda e la famiglia mi sono state vicine da subito, nel capire e nel lasciarmi seguire le mie necessità terapeutiche».
Non si arrende quindi l’imprenditore e trova in America un ulteriore alleato, prendendo spunto dalla sua passione sportiva: si tratta del programma Rock Steady Boxing. La boxe senza contatto, praticata, aiuta a gestire i sintomi della malattia e ad avere quindi un’esistenza migliore. Anche quella è una risposta innovativa, un non fermarsi di fronte a un segnale di crisi bensì trarre energie e idee per andare avanti e ottenere risultati.
Un incontro prezioso, che Roda non vuole certo tenere per sé, perché un altro dei punti comuni nelle sfide è che bisogna unire le forze. Nasce così “Como Lake Rock Steady Boxing”, che in quel nome racchiude anche l’amore per il territorio e la sua bellezza. Quella bellezza che accompagna e ispira ciò che esce dalle aziende e che migliora anche la vita. Come si vuole fare, a Ponte Lambro, con questa attività che sta crescendo a sua volta.
Così niente appare impossibile. Anche conquistare il Machu Pichu – missione compiuta lo scorso anno - e offrire questo bellissimo momento agli altri, sempre. Perché a qualcuno, quel traguardo (così reale e simbolico), Tiberio Roda l’ha dedicato con forza: «Sì, l’ho voluto dedicare a tutti i ribelli che non si fermano di fronte a nulla. Sono quelli che cambiano il mondo».
Il vero ribelle
Anche qui, le sfide e gli atteggiamenti si assomigliano. Ribelle è chi decide di realizzare un sogno imprenditoriale in un Paese, che di cultura imprenditoriale è spesso accusato di non averne affatto e di remare contro le aziende. Ribelle è colui che decide che la malattia non è abbastanza forte per fermare e cambiare il corso di quegli stessi sogni e di altri ancora.
Roda continua la sua strada e spesso è invitato a raccontare la sua esperienza, come recentemente con la Compagnia delle Opere di Como durante una serata a Erba. Ha parlato insieme a un manager e una piccola imprenditrice, affrontando con loro proprio il tema delle sfide che si presentano nella vita come in azienda.
«Come molti sanno ho avuto un passato in Confindustria dove dai ranghi di provincia sono arrivato in giunta a Roma - continua - ho imparato strada facendo che ciò che conta non sono gli stemmi, ma le persone. Nella Compagnia delle Opere locale ho conosciuto persone volonterose e con una visione della vita e del lavoro che mi piace. Non lascerò Confindustria, ma credo che la Cdo vada tenuta in seria considerazione».
La visione della vita e del lavoro, unita, è appunto ciò che scandisce questa storia e altre ancora di imprenditori e collaboratori che devono vivere esperienze simili. Nel primo caso, anche con la preoccupazione che si riversa su quelli che ogni giorno si prodigano in azienda, sul proprio futuro insomma e su quello di chi appunto da te dipende.
Se la famiglia ha aiutato (a partire dall’esempio citato del padre, che ha la stessa curiosità e lo stesso dinamismo di quanto ha cominciato il cammino imprenditoriale), lo “sguardo” fa la differenza. E se si chiede a Tiberio Roda come si rivolgerebbe a chi ha scoperto di avere una malattia simile, lui dà questa indicazione senza esitazioni: «Gli direi di non mollare mai. Gli risponderei di ascoltare tutti, ma di ragionare con la propria testa. Una soluzione arriverà. Mai lasciare la speranza!».
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