Salute
Giovedì 23 Dicembre 2010
Farmaco intelligente
contro la leucemia
Uno studio degli Ospedali Riuniti di Bergamo dimostra che l'associazione dell'Imatinib alla chemioterapia, in pazienti affetti da leucemia acuta linfoblastica associata all'espressione del cromosoma Philadelphia, porta dal 23% al 38% la percentuale di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi.
Associare l'Imatinib alla chemioterapia nel trattamento dei pazienti adulti affetti da leucemia acuta linfoblastica (LAL) aumenta sensibilmente i casi di guarigione a 5 anni dalla diagnosi, portandoli dal 23% al 38%. Lo attesta uno studio firmato dall'Ematologia degli Ospedali Riuniti, che ha esaminato 94 pazienti tra i 19 e i 66 anni, con stime di sopravvivenza a 5 anni dall'esordio della leucemia acuta linfoblastica positiva per il cromosoma Philadelphia, studio pubblicato dalla più autorevole rivista internazionale di Oncologia, Journal of Clinical Oncology.
La leucemia acuta linfoblastica (LAL) è un tumore delle cellule del sangue, che in Europa presenta un'incidenza di circa due casi ogni 100.000 persone ogni anno. Gli adulti rappresentano il 24% dei casi complessivi; vengono considerati guariti i pazienti che presentano una remissione completa per più di 5 anni. Circa l'85% dei pazienti ottiene una remissione a breve termine, ma in circa il 50-60% questa non è definitiva.
L'anomalia legata al cromosoma Philadelphia comporta un elevato rischio di resistenza alla chemioterapia e anche al trapianto di midollo osseo. La remissione completa ottenuta con la sola chemioterapia è infatti quasi invariabilmente di breve durata e per questo si ricorre a terapie più aggressive comprendenti il trapianto di midollo osseo allogenico, sempre che sia possibile trovare un donatore compatibile di cellule staminali e non vi siano controindicazioni legate all'età o ad eventuali altre patologie concomitanti.
L'Imatinib è un farmaco biologico, prodotto con tecniche d'ingegneria genetica e progettato per agire sulla causa molecolare della malattia, in grado cioè di inibire i segnali all'interno delle cellule neoplastiche, bloccando una serie di reazioni chimiche che sono alla base della crescita e della riproduzione delle cellule tumorali. Dal 2003 viene impiegato in protocolli sperimentali dai Centri di Ematologia che aderiscono al Northern Italy Leukemia Group (NILG), di cui Renato Bassan è Coordinatore responsabile e Principal Investigator.
«L'Imatinib – spiega Alessandro Rambaldi, il direttore dell'Ematologia dei Riuniti che con il collega Renato Bassan ha curato la ricerca – è un farmaco “intelligente” che interagisce quasi esclusivamente con la sola mutazione del DNA responsabile della trasformazione leucemica di questa malattia. La percentuale di risposta al trattamento è passata dall'80% per i pazienti che non sono stati trattatati con Imatinib al 100% di coloro che hanno potuto ricevere questo trattamento innovativo, insieme con uno schema chemioterapico opportunamente modificato. Imatinib ha ridotto le recidive precoci della malattia e ha permesso di portare al trapianto allogenico un numero maggiore di pazienti. Tutto ciò ha fatto sì che a cinque anni dall'esordio della malattia i pazienti guariti siano quasi raddoppiati. Questo risultato è di assoluto riferimento internazionale».
Allo studio hanno collaborato i centri di Ematologia di Brescia, Monza, Vicenza, Cagliari, Bolzano, Milano (con il Policlinico e il San Raffaele), Firenze, Alessandria e Cuneo. La ricerca è stata possibile grazie a finanziamenti della Associazione Paolo Belli/AIL, Bergamo, e dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, Milano.
LO STUDIO PUBBLICATO SU JOURNAL OF CLINICAL ONCOLOGY Renato Bassan (1), Giuseppe Rossi (2), Enrico M. Pogliani (3), Eros Di Bona (4), Emanuele Angelucci (5), Irene Cavattoni (6), Giorgio Lambertenghi-Deliliers (7), Francesco Mannelli (8), Alessandro Levis (9), Fabio Ciceri (10), Daniele Mattei (11), Erika Borlenghi (2), Elisabetta Terruzzi (3), Carlo Borghero (4), Claudio Romani (5), Orietta Spinelli (1), Manuela Tosi (1), Elena Oldani (1), Tamara Intermesoli (1), Alessandro Rambaldi (1). 1) U.S.C. Ematologia, Ospedali Riuniti, Bergamo; 2) Divisione Ematologia, Spedali Civili, Brescia; 3) Clinica Ematologica, Ospedale San Gerardo, Università Milano Bicocca, Monza; 4) U.O. Ematologia, A.O. ULSS-6, Vicenza; 5) U.O. Ematologia, Ospedale Oncologico A. Businco, Cagliari; 6) Divisione Ematologia, Azienda Sanitaria dell'Alto Adige, Bolzano; 7) U.O. Ematologia I, IRCSS Ospedale Maggiore Policlinico, Università degli Studi; 8) S.C. Ematologia, A.O. Universitaria Careggi, Firenze; 9) Dipartimento di Ematologia e Medicina Trasfusionale, A.O. Nazionale Santi Antonio e Biagio e C. Arrigo, Alessandria; 10) U.O. Ematologia, Fondazione Centro S. Raffaele del Monte Tabor, Milano and 11) S.C. Ematologia, A.S.O. Santa Croce e Carle, Cuneo, Italy.
Alessandro Rambaldi - Il Prof. Alessandro Rambaldi è Direttore dell'Unità di Ematologia dal 2005 ed è Responsabile dell'Unità di Trapianti di Midollo Osseo dal 2000. Dal 1989 ha sviluppato progetti relativi all'uso ottimale di progenitori emopoietici per procedure di autotrapianto in pazienti affetti da Leucemia Acuta, Linfoma o Mieloma. Nel 1994 gli è stato affidato il progetto di sviluppo del Programma di trapianto allogenico con particolare riguardo all'impiego di progenitori allogenici ottenuti da sangue periferico. Nello stesso periodo ha proseguito i suoi studi di manipolazione in vitro: T deplezione per il trapianto allogenico e Purging per il trapianto autologo. Dirige studi clinici collaborativi nell'ambito del trapianto allogenico e nello sviluppo di terapie cellulari innovative.
Renato Bassan - Il Dott Renato Bassan ha introdotto e perfezionato le tecniche di diagnostica integrata morfologica - citochimica - immunofenotipica delle leucemie; ha introdotto e perfezionato il trapianto di midollo osseo autologo, incluse tecniche di purificazione immunologica (anticorpi monoclonali) e farmacologica (mafosfamide); ha introdotto i test di crescita delle colonie in vitro (CFU-GM); ha introdotto la raccolta e la criopreservazione di cellule leucemiche a scopo di ricerca; è Responsabile degli Ambulatori dell'Unità di Ematologia; è Coordinatore Responsabile e Principal Investigator del "Northern Italy Leukemia Group" (NILG, www.nilg.it), organizzazione che comprende 18 Centri Onco-ematologici italiani ad alto livello (Ospedali Generali, Ospedali e Cliniche Universitarie), la cui finalità è la promozione di studi clinici prospettici nelle Leucemie Acute e Croniche. Ha collaborato e/o personalmente disegnato e coordinato (RB) studi collaborativi di fase I, II e III.
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