Salute
Sabato 03 Agosto 2013
Più alto il rischio d’infarto
per chi soffre di calcoli renali
Un consumo troppo basso di calcio ne favorisce la liberazione di quello contenuto nel e ossa e quindi aumenta l’eliminazione attraverso i reni facilitando però la deposizione di residui calcarei
I calcoli renali sembrano aumentare il rischio di malattia coronarica e quindi di infarto. A dimostrarlo uno studio pubblicato nei giorni scorsi su Lancet, che ha coinvolto per vent’anni più di 242 mila persone sane, uomini e donne, tra i 25 e i 75. Quasi 20 mila hanno sviluppato nel corso degli anni calcoli renali e quasi 17 mila di loro sono andati incontro ad un infarto del miocardio, dimostrando quindi che il rischio di infarto in chi ha calcoli al rene aumenta di più del 50%, soprattutto tra le donne.
«La calcolosi renale è un problema molto diffuso che interessa 10 uomini su 100 e 7 donne su 100 - ha spiegato Lidia Rota Vender, presidente di ALT - Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari -.Sapevamo già che aterosclerosi, ipertensione, diabete e sindrome metabolica sono più frequenti in chi soffre di calcolosi renale. Oggi con questo studio sappiamo anche che i calcoli renali vanno inclusi tra i fattori di rischio dell’infarto».
I responsabili di questo aumentato rischio non sono ancora chiari. Potrebbero essere i disturbi del metabolismo del calcio: un consumo troppo basso di calcio potrebbe favorire la liberazione del calcio contenuto nelle ossa e quindi aumentarne l’eliminazione attraverso il rene, facilitando la deposizione di piccoli ammassi “calcarei”, un po’ come accade nel sistema idraulico delle case quando acqua troppo ricca di sali favorisce la formazione del calcare sui tubi, che progressivamente li ostruisce riducendo il passaggio dell’acqua.
Altri possibili colpevoli potrebbero essere il processo di invecchiamento, per cui i reni perdendo la propria funzionalità favoriscono il deposito di calcio nei condotti, e l’osteopontina, una proteina coinvolta nel processo di calcificazione dell’osso, che si trova in quantità elevata nelle persone che soffrono di trombosi coronarica, infarto del miocardio o aterosclerosi, che se non eliminata dai reni si accumula nel sangue.
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