Salute
Mercoledì 05 Maggio 2010
Un pacemaker per gli ipertesi
che resistono ai farmaci
Una speranza che tutti gli ipertesi sui quali non hanno effetto le normali terapie farmacologiche: si tratta di uno stimolatore che è impiantato sottocute
La soluzione per ora viene applicata solo ai pazienti per i quali la terapia farmacologica non si dimostra efficace. Ma in futuro potrebbe essere estesa a gran parte degli ammalati, almeno ai più gravi.
L'apparecchio è stato impiantato alle Molinette di Torino a una paziente cinquantenne che, nonostante l'assunzione giornaliera di 12 farmaci anti-ipertensivi, aveva una pressione con valori medi di 240/140 mmHg. L'intervento è stato eseguito da Alessandro Ducati, direttore della Neurochirurgia universitaria dell'ospedale torinese, in collaborazione con Franco Veglio, direttore del Centro Ipertensione.
In cosa consiste il pacemaker? Si tratta di uno stimolatore sottocute collegato a due elettrodi posti nel collo intorno alla biforcazione della arterie carotidi.
Grazie a quest'azione - hanno detto i medici - dai recettori neurosensoriali partono segnali a cuore, vasi sanguigni e reni che rilassano i vasi e inibiscono la produzione degli ormoni vasocostrittori. Il risultato, quindi, è quello di ridurre la pressione arteriosa nei pazienti per cui i farmaci si sono rivelati inefficaci.
In Italia le persone resistenti ai farmaci sono circa un milione su un totale di 20 milioni di ipertesi.
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