Abass, Camerlata colored
Ora un gioiellino europeo
Storia e curiosità del talento comasco della Pallacanestro Cantù
La mamma: «Voglio arrivare in Nba mi diceva sin da piccolo»
«Babà è proprio un bravo ragazzo, non lo dico perché sono sua mamma». Nella casa di via Canturina a Camerlata c’è trepidazione. La famiglia Awudu Abass sta aspettando il figlio Abass, in arrivo dall’Estonia, dove con la nazionale italiana Under 20 guidata da Stefano Sacripanti è diventato campione d’Europa ed è stato premiato fra i migliori cinque giocatori del continente.
Un trionfo incredibile per Awudu Abass e per gli azzurrini che erano partiti per l’Europeo senza aspettative e che invece strada facendo hanno coronato un sogno.
«Dedico questa vittoria alla famiglia e a tutti coloro che mi sono stati vicino» dice Abass. Vent’anni, è un ragazzo di colore di padre ghanese e madre nigeriana, a 18 anni ha preso la cittadinanza. Nasce al S.Anna, scuola alla Ripamonti, primi campionati a Muggiò con l’Antoniana, tutto nei paraggi.
Si era accorto di lui l’allenatore Di Landri: dal palazzo di fronte lo vedeva giocare continuamente a basket sul terrazzo, così a sei anni lo convinse a provare a Tavernerio. Poi cinque anni di minibasket all’Antoniana dove «già allora aveva un atletismo impressionante e già si vedeva che era un bambino con la testa sulle spalle» dicono. E a 13 anni entra nelle giovanili della Pallacanestro Cantù. Continua ad allenarsi forte e arriva fino alla serie A, quest’anno segna il suo primo canestro in campionato e in Eurolega, ma gioca poco.
Proprio davanti a casa ha la fermata del bus che lo porta al Pianella. Chissà che ora finalmente non diventi protagonista anche in serie A. E’ quello che si augura tutta Cantù, che sogna dopo tanti anni un giocatore salito dalle giovanili alla serie A.
Lui quasi parla il dialetto comasco e si era perfino candidato alle elezioni comunali. “Babà”, come lo chiamano in famiglia col nome del padre, «fin da piccolo mi diceva: mamma voglio arrivare nell’Nba».
Intanto ha vinto un Europeo. «Sono riuscito finalmente a raggiungere il mio obiettivo - dice Abass - vincere l’Europeo Under 20. Non nascondo che a metà stagione volevo andare via. Mi allenavo forte come sempre ma non giocavo mai. L’allenatore però mi disse di restare e a me stava bene. Ora i risultati si sono visti, se sono arrivato qua è perché ho sempre lavorato duro».
L’Europeo è stato un fantastico crescendo. «Alla prima riunione Sacripanti ci ha detto: pensate una partita alla volta. Abbiamo rischiato di uscire alla prima fase, abbiamo rischiato contro Spagna e Lituania, ma le vittorie ci hanno rafforzato sempre di più. E’ stata una crescita soprattutto mentale. La cosa più impressionante è stato proprio questo viaggio che abbiamo fatto».
Il canestro da ricordare: la tripla pazzesca segnata a 9” dalla fine contro la Lituania nei quarti di finale. «Sì proprio quella: la rimessa non doveva arrivare a me e quando ho ricevuto palla sulla linea laterale con due uomini davanti, ho tirato come quando faccio lo stupido con i compagni. E’ andata dentro con fortuna ma ci ho creduto, se l’avessi passata sarebbe scaduta l’azione e saremmo stati sconfitti».
Quante schiacciate segnate a due mani a Tallinn. E poi transizione, rimbalzo, tiro da tre. «Preferisco giocare da ala piccola che è il mio ruolo da sempre. Ma Sacripanti me l’ha detto: un giocatore vale di più se sa giocare in tanti ruoli. E io me lo sono messo in testa, così ho giocato anche da ala forte». Scocca l’ora della serie A. «Non pretendo chissà che, ma spero che mi sia data la possibilità». Le due maglie azzurre sono nella valigia, «ma domani chiamo Mazzarino e gli chiedo se ne scambia una con le sue».
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