Cartolina da Londra
«Wimbledon che magìa»

Arnaboldi: «Non ho giocato il mio tennis migliore. È stata una partita complicata, per il tipo di avversario. Karlovic ha un servizio eccezionale»

Un Wimbledon è per sempre e la prima volta non si scorda mai. Senza scomodare altri slogan pubblicitari e frasi popolari, questo è quello che ha provato – e sta ancora provando – il canturino Andrea Arnaboldi. Primo comasco a entrare nei campi dell’All England Club dopo Gianni Clerici – ci andò nel lontanissimo 1953 -, il tennista di Cantù si è guadagnato l’accesso al tabellone principale vincendo le qualificazioni. Lunedì ha affrontato il croato Ivo Karlovic, venendo sconfitto 6-4 6-4 7-6: un’ora e 41 minuti di gioco, per certi versi storici. Ora Andrea è tornato in Italia, a Zingonia, dove si allena con coach Fabrizio Albani: è il momento di rivivere i dieci giorni nel tempio mondiale del tennis.

Andrea, il tuo Wimbledon è stato breve, ma decisamente intenso…

Martedì guardavo Fognini in tv e mi è salita un po’ di rabbia. Ero lì solo il giorno prima…

Rimpianti?

«Non ho giocato il mio tennis migliore. È stata una partita complicata, per il tipo di avversario. Karlovic ha un servizio eccezionale, che gli permette di risolvere le partite, come dimostrano i 21 ace messi a segno».

È un quarantenne che ancora si diverte…

Ed è molto forte.

«Ero fiducioso dopo il sorteggio, sapevo che il cliente era scomodissimo, ma pensavo di potergli dare più fastidio. Peccato aver perso quei due servizi in modo stupido nei primi due set. Nel terzo ho fatto il mio dovere, portando l’avversario al tie break, ma alla fine il servizio è stato ancora decisivo».

Ci porti con il tuo racconto a spasso per Wimbledon?

«È uno Slam unico: giochi le qualificazioni da una parte e il torneo principale da un’altra e la sensazione è di fare due cose diverse. Poi, quando entri in campo per il torneo vero e proprio, vieni travolto. È un’emozione indescrivibile, affascinante. Contro Karlovic il campo 7 era strapieno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA