Cantù giù da La Torre
«La A buttata via»

«Non avevamo nulla di meno rispetto alle squadre della nostra fascia e che si sono salvate»

Capitano e, a lungo, non giocatore. Per Andrea La Torre non è stata una stagione semplice, sotto tutti i punti di vista. La retrocessione della S.Bernardo, il Covid, l’infortunio alla caviglia, il minutaggio ridotto hanno pesantemente condizionato la sua seconda annata con i galloni di capitano.

Ha però concluso bene, dal punto di vista personale e meramente statistico, la stagione 2020/21, con 11 punti nella sfida contro Sassari, inutile ai fini della classifica.

Piccola soddisfazione che non può cancellare l’amarezza per tutto quello che è successo. Con la convinzione che Cantù non fosse inferiore ad altre squadre di pari livello: «Non avevamo nulla di meno rispetto alle squadre della nostra fascia e che si sono salvate: la nostra era una squadra con qualità tecniche e con uno staff di livello».

La mente torna inevitabilmente alle partite sfortunate, a quei finali gestiti male, a quelle sconfitte maturate negli ultimi minuti, se non addirittura negli ultimi secondi. E, guardando la classifica, parlarne fa ancora male: «I punti che abbiamo buttato sono tanti. Le due partite contro Trento gridano vendetta, Reggio Emilia avremmo dovuto batterla in casa e ci saremmo salvati».

Cosa non è andato per il verso giusto? «Abbiamo avuto troppi periodi difficili e pochi momenti di luce. In questo senso, il Covid ha lasciato segni evidentissimi. Credo che a noi sia poi mancato, in ogni momento l’apporto del pubblico. Cantù vive di basket e per il basket, nelle difficoltà sono certo che la nostra tifoseria ci avrebbe dato una spinta notevole, avendo potuto vederla all’opera quando la pandemia non c’era. È stata una mancanza notevole per noi».

L’amarezza è doppia, anche perché La Torre in campo c’è stato poco, utilizzato soprattutto da coach Pancotto: «Purtroppo la mia stagione è durata solo metà. Il Covid prima e l’infortunio alla caviglia da cui mi sono ripreso molto lentamente hanno pesato tanto sul mio rendimento e, di conseguenza, sul mio utilizzo. Avrei sicuramente voluto essere più presente e più determinante: da capitano, per il secondo anno consecutivo, ci tenevo in modo particolare».

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