Cantù vista da dentro
«Diversi e interessanti»

La squadra e coach Pancotto visti dal primo assistente: Marco Gandini, secondo della Pallacanestro Cantù, ha occhi esperti e un profilo collaudato

La squadra e coach Pancotto visti dal primo assistente: Marco Gandini, secondo della Pallacanestro Cantù, ha occhi esperti e un profilo ormai ben collaudato. Il campionato che sta per cominciare è per lui, 45enne milanese, il quarto alla corte di Cantù. Due ne aveva fatti con Pino Sacripanti dal 2003 al 2005, mentre quello che si andrà ad affrontare è il secondo con Pancotto.

Non meno coinvolto rispetto al coach nel lavoro quotidiano con la squadra, è una delle persone che può aiutare i tifosi a capirne di più. Della squadra di quest’anno e di quella dell’anno scorso. Perché fare paragoni vien quasi naturale.

Intanto, Gandini offre una panoramica sulle condizioni generali dell’Acqua San Bernardo: «Stiamo bene, ma come tutte le squadre molto rinnovate, anche noi abbiamo ancora bisogno di un po’ di conoscenza reciproca. È necessaria e arriva passando del tempo insieme».

Cantù ultima nel girone di Supercoppa, ma nessuno fa drammi: «L’esito della Supercoppa è un po’ “dopato” dalle sfide quasi consecutive contro Milano. Quei due scarti sono figli della differenza nella preparazione fisica, oltre che nel bagaglio tecnico delle due squadre. Nonostante le due sconfitte, invece, giudico molto consistenti le due partite contro Brescia e valuto positivamente anche quelle contro Varese».

Squadra giovane, ma con qualche punto fermo in più, per Gandini le differenze rispetto a un anno fa non mancano: «Sicuramente siamo diversi. Partendo dai lunghi, Kennedy è diverso da Hayes, Leunen rispetto a Wilson ha più conoscenza del gioco ed è più tiratore e passatore. Bayehe è meno perimetrale rispetto a Simioni, ma ha più centimetri e atletismo da spendere in area. Woodard, sugli esterni, ha già una mentalità europea che mancava a Young: peccato sia stato bloccato da una contrattura, ma ci ha già fatto vedere in allenamento una grande capacità di fare punti. I due play, seppur con caratteristiche diverse, sono simili alla coppia dell’anno scorso: Smith può ricordare Ragland soprattutto sotto il profilo dell’esperienza, Johnson è strutturato alla Clark, è un uomo di rottura, ma è più play».

Cosa non è cambiato, invece, è il livello di attenzione della squadra: «Vedo la stessa disponibilità al lavoro. Il tutto è agevolato da due giocatori come Leunen e Smith, che sanno già tutto di Cantù e del nostro campionato: concetti che possono trasferire velocemente ai nuovi arrivati. Questo “plus” un anno fa non c’era, dobbiamo sfruttarlo».

E poi ci sono Pancotto e Gandini, due punti fermi con Antonio Visciglia: «Pancotto ha una carriera enorme, sul campo mette tutta la solidità acquisita negli anni di esperienza in A e A2. Ha capacità di leggere e capire tutte le situazioni, adattandosi a ogni contesto».

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