Colonia, campioni 35 anni fa
E Cantù fa ancora festa

Oggi come allora, si è ritrovata la squadra che conquistò la prima Coppa dei Campioni. L’occasione la presentazione del libro del coach Bianchini

I capelli, ovviamente, non sono più quelli di una volta. E’ il grigio, per chi ancora li ha, a dominare le teste degli eroi di Colonia riuniti stasera a Cantù per celebrare la loro guida. La presentazione del libro di Paolo Viberti “Bianchini Le mie bombe” (BradipoLibri, 2017), in fondo, è solo il pretesto per riunire ancora una volta un parterre che unico è dir poco, con i protagonisti della finalissima di Coppa Campioni contro il Maccabi Tel Aviv – era il 25 marzo 1982 – ad abbracciare idealmente il loro coach a 35 e più anni di distanza da quello storico successo. Accanto a Valerio Bianchini c’è, ovviamente, l’autore del volume.

A moderare la serata, Edoardo Ceriani. Sul palco, il capitano di quella splendida avventura, Pier Luigi Marzorati, assieme ai compagni Renzo Bariviera, Antonello Riva, Giorgio Cattini, Beppe Bosa, Umberto Cappelletti e Antonio Sala. Al coach è stata consegnata una riproduzione in legno della Coppa dei Campioni realizzata da tre aziende locali in occasione della Festa del Legno. Ai giocatori, invece, “Il cuore di legno”, realizzato in cedro da Riva 1920.

Il pensiero più bello arriva da Antonello Riva, che ricorda il coraggio del coach nel gettarlo nella mischia nonostante la sua giovane età. Fu, per lui, l’inizio di una luminosa carriera. «Devo tutto a Valerio. Avevo 17 anni – ricorda Riva – e lui ebbe il coraggio di cambiare uno straniero e di lasciarmi maggior spazio nel mio ruolo. Era la prima volta che accadeva a Cantù un fatto del genere. Mi ha guidato nei primi passi in questo favoloso mondo».

I ricordi di quella finale, ovviamente, rimarranno sempre nei cuori dei protagonisti e dei tifosi che ebbero la fortuna di partecipare a quella trasferta in Germania. Altri, forse, qualcosa l’hanno perfino dimenticata. «Una quindicina di giorni fa – racconta sorridendo Cattini - ho incontrato Marzorati. Siccome stava organizzando questa serata, mi chiese: Tu c’eri alla finale di Coppa Campioni? Mi fa piacere, dunque, che grazie alle foto di questa sera possa ricordarsi che io ero lì, proprio accanto a lui».

Il Pierlo riprende una frase che il suo allenatore disse di lui all’indomani di quella grande vittoria: «Dichiarò che fossi pronto per l’Nba. Lo ringrazio ancora per quella bugia». Bianchini, ovviamente, è il vero protagonista della serata ospitata ieri nella sede della Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù. «A Cantù Valerio dedica un capitolo molto importante. Mi ha parlato del Sciur Aldo, del Cantuky College. In questo libro si parla davvero molto di Cantù», sottolinea Viberti.

«Noi potremmo scrivere un altro libro di 350 pagine solo su Cantù», esordisce Bianchini. «Tutti mi dicono che ho reso Cantù una squadra internazionale. Non fu proprio così. Venni assunto a giugno e a luglio partii per l’America per scegliere i giocatori. Uno buono l’ho trovato, Bruce (Flowers). Mentre sorseggiavo un caffé a New York, mi avvicinò un uomo dicendomi: “Guarda qui il Bianchini”. Li ho capito di essere già in una squadra internazionale».

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