Basket / Cantù - Mariano
Lunedì 08 Ottobre 2018
Difesa, rimbalzi, regia e italiani
Tutti i problemi della Red October
Dopo i preliminari di Coppa e la prima di campionato, a Cantù si ragiona sui correttivi
«Houston abbiamo un problema». La celebre frase pronunciata da Jack Swigert, membro dell’equipaggio dell’Apollo 13 della Nasa e rivolta alla base di controllo potrebbe essere presa a prestito da Evgeny Pashutin, coach della Pallacanestro Cantù, per denunciare le vicissitudini legate alla difesa della squadra che allena.
Nelle tre ultime gare ufficiali, infatti - le due del secondo turno preliminare di Champions League contro i belgi dell’Anversa e quella del debutto stagionale in campionato contro Avellino - la Red October ha subìto rispettivamente 84 (in casa con i fiamminghi), 100 (nelle Fiandre) e 98 punti (sul campo neutro di Pistoia). La media è dunque di 94 punti. Decisamente alta anche per una squadra che qualche punto nelle mani ce l’avrebbe pure. Ma in questo momento ciò che si costruisce davanti - pochino per la verità se con questa espressione si deve far riferimento al gioco di squadra, perché più che altro i biancoblù vivono di fiammate e iniziative personali - viene ampiamente vanificato dai disastri che si combinano dietro.
Nulla peraltro che già non si sapesse nel momento in cui è stata costruita la squadra perché talune lacune erano state subito individuate, ma l’ottimismo con il quale il tecnico russo durante il precampionato dipingeva il lavoro che stava svolgendo la sua squadra aveva fatto credere che la realtà non fosse fortunatamente allora quella ipotizzata.
A ciò si devono poi sommare le incongruenze di un roster allestito forse con eccessiva faciloneria e al quale già si stanno trovando nuove contromisure. Perché ad esempio, quella dei rimbalzi si conferma una carenza genetica di questo gruppo. Così come pure l’equivoco di un playmaker che non c’è (Gaines dà il meglio di sé come guardia, Blakes non ha i tempi né il ritmo per impostare il gioco, Tassone non può davvero essere ritenuta un’alternativa credibile) e di un pacchetto lunghi modesto per qualità e soprattutto risibile per quantità.
A questo settore, quantomeno, una grossa mano potrà ora darla Davon Jefferson, ma poiché a lasciargli il posto sarà verosimilmente Davis, il problema delle rotazioni cortissime si riproporrà puntuale. Il nuovo arrivato dovrebbe garantire qualche rimbalzo in più al fatturato generale, mentre non v’è certezza che nella propria metà campo possa assicurare maggior solidità rispetto a quella (deficitaria) attuale.
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