Fumagalli e il derby
dietro le quinte

Il team manager: «I quaranta minuti a Milano? Sono stati solo la fine di un fine settimana a dir poco impegnativo»

«I quaranta minuti a Milano? Sono stati solo la fine di un fine settimana a dir poco impegnativo». Visto da dentro, ma non troppo, da chi è al seguito della squadra ma non ne fa parte in senso stretto, la preparazione del derby e la partita stessa sono stati un’esperienza – possibilmente – da non ripetere. Diego Fumagalli, team manager della Pallacanestro Cantù, sa come muoversi nell’ordinario.

Stavolta ha dovuto fare gli straordinari dal punto di vista organizzativo. «Sabato, capito l’andazzo – racconta - ci siamo messi in pista per capire come non far danni. Bisognava rendere agevole il lavoro di Leunen in palestra prima, poi quello di Di Giuliomaria al Forum. Egoisticamente, il fatto di dover giocare al Forum, raggiungibile in pullman, mi ha dato una mano».

Poi, c’è stata la partita, con tutti gli inevitabili problemi di comunicazione e raccordo tra Leunen, Di Giuliomaria e, da casa, con coach Bucchi: «Abbiamo cercato di limitare il tutto a pochi interventi, anche perché lo streaming, considerando l’adrenalina e i ritmi del basket, non consentiva interventi in diretta visti i ritardi. Si è cercato di comunicare nei momenti di pausa, al termine dei tempi e all’intervallo lungo: tutto regolare, considerato che Bucchi non era squalificato».

Il tramite era Fumagalli in persona: «Voglio però chiarire che non c’è mai stato un intervento tecnico vero e proprio, il piano partita era già stato programmato. Bucchi si è limitato a dare poche indicazioni di massima, visto che c’erano sul campo Leunen e Di Giuliomaria».

Un’esperienza che Fumagalli spera sia destinata a restare, appunto, un’esperienza isolata: «Speriamo davvero che contro Brindisi torni tutto lo staff tecnico. È più che evidente che un coach, nel basket, può affrontare al meglio tutte le situazioni solo se è sul parquet. Non è stato semplice questo fine settimana, lo ammetto: per fortuna a Cantù ora c’è una struttura che funziona e ci si può dare una mano l’un l’altro in caso di necessità».

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