La piccola Cantù e la Next Gen
«Un’esperienza che ci servirà»

Dopo la final eight di Pistoia e Firenze, il bilancio di coach Visciglia

«Un’ottima esperienza, che ci serve per capire dove lavorare». Dopo la partecipazione alla fase finale della Next Gen Cup (vinta da Trento, che ieri a Firenze ha battuto Reggio Emilia), Antonio Visciglia non può che dirsi soddisfatto del percorso compiuto dalla sua Acqua S.Bernardo. Nel girone di Pistoia i canturini hanno rimediato una vittoria e due sconfitte e sono stati eliminati per il quoziente canestri.

Al di là dei risultati però, Cantù ha fatto vedere cose molto interessanti e incoraggianti. Soprattutto valutando il contesto nel quale si è svolta questa prima edizione del torneo giovanile della Lega dedicato alle formazioni Under 18 delle società di serie A. Il fatto di poter utilizzare dei prestiti ha infatti alzato il livello della manifestazione e per l’Acqua S.Bernardo, che era la squadra più giovane e l’unica a non fare uso di prestiti, è stato bel banco di prova.

«Un’ottima esperienza anche perché le nostre condizioni erano molto precarie – spiega il tecnico canturino -. Abbiamo provato a far giocare Mirkovski nella prima gara ma si è visto che non è ancora pronto. Eravamo senza Caglio e Massenzana. Boev arrivava da uno stop di due mesi e Ziviani è rientrato da poco. Direi quindi che eravamo al 60-65% delle nostre possibilità. E il livello del girone era davvero alto. Noi eravamo sotto età, con un solo 2000, e senza prestiti. Era dura ma siamo stati bravi a non finire del baratro dopo la brutta partenza con Trieste».

È stato un girone molto più equilibrato del previsto: Trieste fa la sorpresa passando come prima, e Pesaro si qualifica solo vincendo l’ultima sua gara. «Abbiamo avuto questa grande reazione contro Trieste rimontando da -24 a -7. Poi abbiamo fatto una partita pazzesca con Pistoia conducendo sempre. Questo sforzo però ci ha cotti nella testa portandoci via la tensione, oltre al fatto che Pesaro ha avuto un paio d’ore in più di riposo».

Che dire della Coppa ? «Non mi piacciono i tre prestiti. Capisco però che alzano il livello della competizione, così da giocare a un piano più alto rispetto al campionato. Società di spicco nelle giovanili come la Stella Azzurra che non fanno la serie A hanno mandato in giro un sacco di giocatori in prestito».

Cantù con quale bagaglio torna ? «Sapendo quale è il nostro livello, quali sono le nostre difficoltà e quindi dove andare a lavorare. Perché il campionato dalla seconda fase in poi sarà a questi livelli. Il campo ha dimostrato che siamo all’altezza delle migliori, ma essendo più piccoli d’età dobbiamo alzare l’asticella mentale, che è quello che ha fatto la differenza. Senza contare che giocare con i 2002 contro i 2000 non è facile anche fisicamente. In più arriviamo da uno scudetto Under 16 dove la pallacanestro era prettamente giovanile, mentre adesso inizia a cambiare».

Ora ci si rituffa nel campionato: c’è il sogno delle finali nazionali di Milano.

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