Leunen: «Allenatore per un giorno
Un grande atto di fiducia della società»

Parla l’americano, uno dei leader: al Forum si è diviso tra campo e panchina

Coach per un giorno, in futuro… chissà. Magari diventerà l’ambito lavorativo di Maarten Leunen che, domenica a Milano, in condivisione con l’head coach “ufficiale” Christian Di Giuliomaria, ha guidato la squadra nel derby contro l’Olimpia. Non si è tirato indietro, dando anche la disponibilità a guidare la rifinitura del sabato mattina. Durante la partita, il suo primo intervento è stato il primo time out, quando Milano stava cominciando già a dilagare.

«È stata una serata strana – ammette Leunen - ma anche interessante, perché mi ha dato l’opportunità di allenare la squadra. Nella stranezza generale, ho trovato un lato divertente: non capita tutti i giorni di vedere un club che si fida così tanto di giocatore, è un gesto di grande rispetto, fiducia e responsabilità che la società mi ha dimostrato».

Si poteva fare di più contro questa Milano? «È stata una partita difficile. Milano quest’anno è una delle migliori squadre d’Europa: ha un roster profondo e di grande qualità. Per noi è stato ancor più difficile affrontarla perché ci mancava il nostro miglior marcatore, Gaines, così come l’intero staff tecnico. Non è mai facile vincere a Milano, figuriamoci in quelle condizioni: non ci siamo arresi e abbiamo lottato per tutta la partita».

Parole quasi da coach, per un’esperienza davvero più unica che rara tra i professionisti: «E più difficile del previsto. Mi sono ritrovato più volte a pensare unicamente alla squadra e non a quello che avrei dovuto fare io in campo. È stato difficile da gestire, non lo nascondo. Per fortuna ho avuto l’aiuto di Di Giuliomaria, con cui ho giocato in passato. È una persona che rispetto molto, non è stato facile neanche per lui perché non conosceva il gruppo né il nostro sistema di gioco. Ma lui conosce il basket e questo è stato di grande aiuto».

Anche per l’esperto giocatore statunitense, la decisione di giocare nonostante le difficoltà è stata la migliore che si potesse prendere: «Penso sia stato giusto scendere in campo. Parlo da giocatore: in questo momento, tutto quello che vogliamo fare è giocare. Quando arriva il giorno della partita è sempre una forte emozione, figuriamoci in un’annata del genere. Inoltre, stiamo tutti lottando per fare del nostro meglio per finire bene il campionato. L’ultima parte della stagione è tutta nelle nostre mani. Abbiamo la motivazione giusta».

Nei programmi di Leunen, salvezza di Cantù a parte, non c’è ancora però quello di diventare un allenatore a tempo pieno: «Non lo so, davvero. Ma so di avere a mia disposizione una grande conoscenza del gioco. Mi relaziono molto bene con i giocatori e credo che potrei persino portare alcuni nuovi pensieri e alcune nuove idee di gioco. In cuor mio mi piacerebbe provare ma non ne sono ancora così sicuro: deciderò quando smetterò di giocare».

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