«Cantù è la mia casa. Finalmente giocherò per puntare a salire»

Cesana, neo acquisto dell’Acqua S. Bernardo: «Non sarà facile, ma l’obiettivo è molto chiaro. Uno step per la carriera»

Ne è passato di tempo da quella magica e così particolare finale scudetto Under 20 contro Venezia. Quattro mila spettatori, un Pianella che non c’è più, un tricolore cucito sul petto. In campo c’era Luca Cesana, con la maglia di Cantù: 15 punti, finale 74-57. Ora, sette anni dopo, il giro si è completato: il play-guardia di Albavilla ha fatto ritorno a casa. Nella sua Cantù, forse l’unico posto in A2 dove avrebbe davvero voluto tornare a 26 anni, compiuti giusto ieri.

Un ritorno quasi “chiamato”, perché il tuo nome circolava da almeno un mese. Sbagliamo?

In effetti leggevo da tempo, in realtà c’era stato solo un pour parler con la società. Poi è arrivata un’offerta e la scelta è stata ovvia, quasi scontata.

Primissime sensazioni?

Sono contentissimo, perché giocherà nella squadra per cui faccio il tifo e che mi ha cresciuto. Rappresentare questi colori ha un sapore magico e non vedo l’ora di iniziare la stagione.

Reazioni a casa?

Tutti sono molto contenti, fa piacere anche a me riavvicinarmi. Mamma è una supertifosa, ma anche papà. Vediamo quante trasferte affronteranno.

Questo ritorno è un cerchio che si chiude, una rivincita o semplicemente una trattativa andata a buon fine?

Certamente non è una rivincita, ci mancherebbe. È solo una grande opportunità giocare per una piazza storica come nessun’altra in A2. Cercavano un tiratore: chiamiamolo destino, fortuna, incrocio giusto. Io sono solo contento di poter affrontare questa sfida: riportare in A Cantù è un obiettivo che mi stimola tantissimo.

È vero che il ds Frates è stato un tuo grande “sponsor”?

Sì, è così. Lui e Cantù mi avevano dato la possibilità, la scorsa stagione, di allenarmi a Cantù per ristabilirmi da un infortunio, dopo che Piacenza aveva deciso di non puntare più su di me. Frates, ma credo anche altri, cercarono di tesserarmi, ma per vari motivi la cosa non andò in porto. E alla fine, Piacenza mi ha rivoluto e sono tornato lì. Ringrazio quindi Frates per la stima e tutta Cantù in generale: cercherò di ripagare questa fiducia sul campo.

C’è anche qualche altra attrattiva oltre a quella scontata del “ritorno a casa”?

Razionalmente, dico che Cantù è una squadra che punta a salire, che sta facendo un ottimo mercato e che alla fine prenderà due Usa importanti. Finalmente giocherò per una squadra che punta dichiaratamente a vincere: non mi era mai capitato, anche se ho disputato belle stagioni in squadre che hanno poi disputato i playoff. Sicuramente vedo la possibilità di uno “step” per la carriera.

A proposito, sei soddisfatto del tuo percorso?

Ho 26 anni, non mi sento né troppo giovane, né troppo esperto. Credo che ognuno debba percorrere la propria strada: io sono contento di quel che ho fatto come giocatore e come persona.

Però la partenza era stata molto più che incoraggiante…

A 18 anni ero in A a Cantù, con Corbani che mi faceva giocare in Eurocup. Poi Gerasimenko rivoluzionò la squadra e non giocai più. Da lì in poi ho fatto solo A2. Credo di avere qualche valore e vorrei solo dimostrarlo: uno o due anni fatti bene possono cambiare le cose, io da un paio sto facendo molto bene in A2. E ora sono a Cantù con un biennale e per vincere.

Di Cesana si è parlato tanto per via del record di triple messo a segno nella stessa partita contro Orzinuovi: ben 13, per 46 punti. Come nascono certe imprese?

È un exploit individuale, ma solo la forza del gruppo rende possibili certe performance. Ricordo che quella sera Sabatini fece 17 assist, io l’ho buttata dentro. Nasce tutto dalla fiducia, dall’allenamento, dalla coesione. Immaginare di ripetermi al PalaDesio sarebbe fantastico. Ovviamente non vengo qua per rifarlo, però se ricapitasse…

Cantù conferma quattro giocatori, ripartendo da un’ossatura non da poco. Chi conosci meglio?

È bello ritrovare Nikolic, Bucarelli, Baldi Rossi e Berdini, che incrociai l’anno scorso quando mi allenavo a Cantù. Sono sicuro che creeremo un bel gruppo e che si giocherà per la squadra: è uno dei miei obiettivi facilitare questo spirito. Ho davvero ottime sensazioni, con Bucarelli poi ci conosciamo da una vita: abbiamo fatto tante esperienze nelle Nazionali giovanili.

Intriga anche lavorare con coach Sacchetti?

Ci siamo parlati, arrivo con la massima stima nei suoi confronti. E cercherà di imparare da lui.

Che ne pensi del girone Verde in cui è inserita la S.Bernardo?

La concorrenza c’è, ma se guardiamo solo i nomi, Cantù dovrebbe vincere contro tutti. Non è così e lo sappiamo bene, perché tutti danno di più contro una squadra storica. Ogni partita dev’essere una finale, poi si faranno i conti. La A2 è un campionato particolare, livellato, in cui è fondamentale avere solidità nei momenti che contano e avere voglia di giocare insieme. Per questo dico di pensare solo a noi e poi… avanti come treni.

Riassumendo…

Io voglio solo provare a fare il meglio che si possa fare con la squadra. L’obiettivo poi è molto chiaro: non sarà facile, ma ci proveremo e io darò tutto quello che ho. Animato da una spinta in più: non so quanti giocatori possano avere la fortuna di giocare, alla fine del percorso, nella squadra in cui sono cresciuti. L. Spo.

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