Da Ros non si tira indietro: «Vorrei dare subito un mano»

Intervista «Purtroppo ho avuto una ricaduta prima della sfida contro Casale. Ma la squadra sta bene»

La presenza in campo lunedì contro Latina non è certa – sta recuperando da una fastidiosa lombalgia – ma Matteo Da Ros è presentissimo, moralmente e spiritualmente, al fianco della squadra.

Dopo la sosta forzata, Cantù tornerà in campo nel posticipo ancora con i galloni della prima in classifica a 32 punti – identico punteggio per Cremona, che però deve ancora riposare -, per affrontare l’ultimo sprint della stagione regolare. Uno sprint denso di appuntamenti, compresa la Coppa Italia che catalizzerà l’attenzione nel secondo fine settimana di marzo.

«Sto recuperando – esordisce il capitano – vorrei provare a dare subito una mano alla squadra. Purtroppo ho avuto una ricaduta prima della sfida contro Casale. La squadra sta bene, la pausa ci ha consentito di smaltire qualche acciacco e di staccare per un attimo la spina. La classifica? Siamo primi, ma dopo qualche risultato negativo, unito alla crescita delle inseguitrici, siamo passati da una posizione estremamente tranquilla a una più complicata. Ma ora abbiamo solo un obiettivo: provare a vincerle tutte».

Con un paio di appuntamenti in cui la S.Bernardo non potrà “steccare”: «Il calendario parla chiaro. Posto che tutte le sfide conteranno, la partita clou sarà contro Torino alla penultima. Nel caso chiudessero nei primi tre, partire con un 2-0 nei loro confronti ci darebbe davvero un grande vantaggio. E poi, ma prima in ordine di tempo, c’è ovviamente la Coppa Italia, a cui teniamo molto: ci siamo andati vicini la scorsa stagione, quest’anno la disputeremo da organizzatori. Avremo indubbiamente il fattore campo dalla nostra parte, con tanti tifosi vicini: non possiamo farcela sfuggire».

In mezzo a tanti risultati positivi e a qualche sconfitta, è arrivato anche un “caso Pini” che ha messo Cantù per qualche giorno nel tritacarne: «Sinceramente, mi è sembrato un “dramma” più grande di quello che in realtà fosse. Noi compagni l’abbiamo vissuto in prima persona, ma una volta conclusa la vicenda, la questione è finita. Senza strascichi, perché siamo professionisti e sappiamo come ci si comporta».

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