Entusiamo a Cantù. Spunta l’idea di un maxischermo

L’attesa «Avanti, fino alla fine». In piazza, nei bar, sui social, è questo il claim di queste ore che separano il popolo canturino dalla gara della verità

«Avanti, fino alla fine». In piazza, nei bar, sui social, è questo il claim di queste ore che separano il popolo canturino dalla gara della verità. Palla a due domani alle 20.45 sul parquet del PalaMangano di Scafati. Servirà un’impresa, perché stiamo parlando di un impianto che tra stagione regolare, fase a orologio e playoff non è mai stato violato.

Ne sanno qualcosa proprio i ragazzi di coach Marco Sodini, mai in partita nelle prime due uscite campane della serie finale che vale l’A1. Ma gara cinque è un’altra storia e per Cantù, che non avrà più il vantaggio del fattore campo, o meglio dell’effetto Pianella, sarà la terza partita di fila da dentro o fuori dopo averne già vinte due.

Ci crede la società con in testa il presidente Roberto Allievi, sabato in tribuna a tifare e a soffrire insieme alla moglie Anna e alla figlia Isabella. Ci crede la squadra, che come dice coach Marco Sodini: «Deve prendere consapevolezza di sé stessa e giocare al meglio delle sue possibilità».

Ci credono i giocatori, come dimostrano l’abbraccio liberatorio e la corsa di Luca Vitali e compagni a festeggiare sotto la curva al termine di gara quattro. Ci crede il Comune di Cantù, che si sta organizzando con il club biancoblù per allestire un maxischermo. E chiaramente ci credono gli Eagles, che, come da copione, saranno presenti a Scafati in buon numero per portare la voce della grande famiglia biancoblù, che merita di tornare subito nel massimo palcoscenico cestistico nazionale.

Lo impongono la storia e la tradizione di Cantù, perché nessuno vuole prendere in considerazione un altro anno di purgatorio in A2. Se qualcuno si è già guadagnato l’A1, quel qualcuno è il popolo canturino. L’anno scorso di questo periodo ci si stava leccando le ferite della retrocessione e si sondava il terreno per spostare le partite casalinghe al PalaFrancescucci di Casnate. Scelta quest’ultima fortunatamente accantonata, perché, con i 2.000 posti scarsi dell’impianto comasco, non ci saremmo potuti godere la bolgia degli oltre 4.000 di Desio in gara quattro.

Uno spettacolo nello spettacolo in una sinergia unica tra campo e spalti, una magia che si crea solo a Cantù. La posta in palio è troppo importante: tornare nel basket che conta. Ora la palla passa ai ragazzi di Sodini, che a Scafati dovranno dimostrare di aver capito cosa significa indossare la maglia biancoblù. Mollare? Mai.

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