Fosse sempre Casale, Cantù rischierebbe la B

Fantasmi Il “PalaEnergica-Polo Ferraris” non è un palazzetto che porta troppo bene a Cantù

Coraggio scappiamo… da Casale Monferrato. No, il “PalaEnergica-Polo Ferraris” non è un palazzetto che porta troppo bene a Cantù. Anzi, è decisamente un palasport da cui è meglio tenersi alla larga. La sconfitta di sabato scorso contro Treviglio, appesantita dalla beffa di un finale che ha portato Cantù a perdere con solo punto di differenza, fa il paio con quella molto più bruciante di quattro mesi fa contro Pistoia ai playoff: la maledizione continua.

Ma perché Cantù si è appoggiata al palasport piemontese per ben due volte? Il motivo scatenante è stata la squalifica di due turni del PalaFitLine di Desio in seguito al lancio di un oggetto contundente dagli spalti che ha colpito Gabriele Benetti, giocatore di Pistoia, al rientro negli spogliatoi dopo gara 2 di semifinale. Una partita che Cantù aveva vinto, ma che di fatto è stata l’inizio della fine del sogno promozione. Perché poi Pistoia ne ha vinte due in casa, per il 2-2.

Perché gara5 di semifinale, la madre di tutte le partite, si è giocata a Casale Monferrato? Posto che i palasport a norma e capienti si possono contare sulle dita di una mano, Cantù ha scelto il “PalaFerraris” perché tutto sommato comodo – ma abbastanza lontano da Cantù per le norme federali in tema di squalifica del campo -, distante 130 chilometri: non una passeggiata, ma nemmeno un viaggio epocale. E poi, la casa-madre S.Bernardo, azienda piemontese, non voleva lasciarsi scappare la chance di ospitare la squadra sponsorizzata, per una volta sul territorio e in un’occasione importante come una gara 5 playoff.

Tutti sanno bene com’è andata a finire. La sconfitta contro Pistoia, che ancora oggi fa sorgere interrogativi, è andata ben oltre il ko stesso. Ha significato la fine anticipata di ogni sogno: una gioia strozzata, dopo averla a lungo sospirata e quasi toccata. E ha compromesso in maniera netta la fiducia in coach Sacchetti, fino all’esonero avvenuto non più due settimane fa.

Stemperando, non arriveremo a dire che “errare è umano, perseverare è diabolico”, ma la scelta di tornare a Casale Monferrato per un match importante contro Treviglio, sebbene assolutamente legittima, lecita e anche sensata, era da evitare per questioni scaramantiche. Che, lo sanno tutti, sono all’ultimo posto nella scala delle decisioni importanti. Ma un posto, sebbene nell’angolino, ce l’hanno sempre nel mondo dello sport, nel bene e nel male.

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