Frates, ce lo dà lui il Giappone. «Bello allenare lì»

La curiosità «Mi era già capitato - spiega il dirigente biancoblù - in epoca pre Covid, e così, dopo quattro anni torno in Giappone»

Ce lo dà lui il Giappone. Nel senso che, esito del tampone di ieri negativo, Fabrizio Frates partirà oggi alla volta del Sol Levante. Per otto giorni di esperienza unica e coinvolgente. A tutto campo. In pratica, il direttore sportivo della Pallacanestro Cantù - coach di lungo corso - va a insegnare basket ai colleghi giapponesi.

Una sorta di mega clinic, che garantisce agli interessati i crediti necessari per proseguire ad allenare nella lega orientale. Basandosi sulle indicazioni - e conseguentemente cercando di rubarne i segreti - di collaudati tecnici europei e americani.

Per Frates non si tratta di una prima volta. «Mi era già capitato - spiega il dirigente biancoblù - in epoca pre Covid, e così, dopo quattro anni torno in Giappone, con grandissimo entusiasmo e voglia di fare».

La spiegazione è presto detta. «In virtù di un accordo tra la Fiba e la Jba, la Lega di basket giapponese, per i tecnici locali è previsto, anzi obbligatorio, prendere parte ogni anno a corsi di aggiornamento. A loro serve, per poter continuare ad allenare, la Licenza F. Una full immersion di una decina di giorni al fianco di tecnici qualificati, meglio se stranieri. E, infatti, a fare da docente c’è tutto il resto del mondo».

Una concezione diversa dalla nostra. «Vero. Da noi - prosegue Frates - fai il corso di allenatore nazionale una volta sola e poi ti sottoponi a una serie di aggiornamenti successivi. In Giappone, invece, è come se sostenessero un esame a stagione. Uno dei miei compiti è quello di portare l’esperienza del basket europeo».

In che tipo di contesto? Nel senso che è il livello giapponese è? «Molto alto - spiega il ds - a livello tecnico, anche perché ci sono tantissimi coach di scuola americana, quindi già abituati a confrontarsi con realtà diverse da quelle dove lavorano. Il campionato, come è facile comprendere, è super organizzato, visto che le cose lì non si fanno bene, ma benissimo. Gli stranieri sono di assoluto valore, specie da grande i grandi gruppi tipo Toyota e Mitsubishi sono entrati nella Lega, che è diventata attrattiva. Il giocatore giapponese medio, invece, deve ancora crescere».

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