Ginobili, il Pianella e capitan Santoro: «È bello ritrovarsi»

La storia L’argentino ex asso degli Spurs è in Italia per girare le immagini del docufilm sulla carriera. Il gm di Cantù: «Sembrava lento, ma che giocatore»

Che rimpatriata, a Reggio Calabria, tra Manu Ginobili e Sandro Santoro. Tra l’ex asso degli Spurs e il gm canturino c’è infatti un’amicizia di lunghissima data e un passato in comune. Proprio a Reggio Calabria hanno giocato insieme per due anni, dal 1998 al 2000: Ginobili giovanissimo talento, Santoro capitano della Viola.

Si sono rivisti nei giorni scorsi nel capoluogo calabrese, in occasione di un momento importante, la consegna del San Giorgio d’oro – la massima onorificenza cittadina - all’ex campione argentino. Un premio che gli era stato assegnato nel 2006, ma che non gli era mai stato consegnato. Ginobili era in Italia perché si sta girando una serie tv sulla sua carriera.

Reggio Calabria e Bologna

Grande campione, acclamato in tutto il mondo, dopo l’esperienza a Reggio Calabria, con la promozione in A1 e i quarti di finale scudetto, Ginobili approdò alla Virtus Bologna, vincendo uno scudetto, due coppe Italia e una Eurolega.

Nel 2003 il trasferimento in Nba a San Antonio: accanto ad altre leggende del basket come Tim Duncan e Tony Parker, ha conquistato 4 campionati (2003, 2005, 2007, 2014). Nel 2004 la consacrazione ai giochi olimpici di Atene, con l’oro conquistato nella finale, giocata contro l’Italia.

La cerimonia a Reggio è stata toccante, i ricordi hanno avuto il sopravvento: Ginobili ha ricordato l’importanza della sua esperienza italiana e quanto gli sia servita. Aver avuto Gaetano Gebbia come coach fu determinante proprio perché gli permise di avere minuti e libertà di esprimere tutto quello che lo maturò tecnicamente e fisicamente. Furono due anni vincenti, con una promozione in serie A il primo anno e un quinto posto.

Ginobili ha avuto poi parole importanti per il suo capitano Sandro Santoro verso il quale Ginobili conserva bei ricordi e affetto: ai tifosi presenti ha confidato che aveva personalità, che conosceva bene il mestiere del playmaker e aveva un grande impatto sull’ambiente.

La sua presenza spesso semplificava le cose nella gestione degli equilibri all’interno della squadra e dello spogliatoio, facendo da scudo su tutti e per lui personalmente. E ancora oggi lo chiama “capitano”.

Ricordi canturini di Ginobili? Non molti a dir la verità, ma ha ben presente l’atmosfera calda che si respirava al Pianella.

«Aveva chiaro l’obiettivo»

E Santoro – intervistato dalla produzione per il docufilm su Ginoboli, in onda tra non meno di un anno - che ricordo ha di Ginobili? «Aveva uno sguardo profondo, aveva già chiaro nella sua testa quale fosse il suo obiettivo, ossia diventare un giocatore importante. Io ero il capitano, lui si è un po’ affidato a me per cercare di integrarsi e ridurre al minimo le problematiche di ambientamento. Tra noi è rimasto un sempre un rapporto di grande affetto. Ed è stato bello riabbracciarci».

Santoro l’ha seguito nel corso della sua carriera Nba: «Ricordo gli inizi, in Nba gli stranieri pagano sempre dazio, perché devono combattere la diffidenza. Lui mostrò subito grande forza, subendo anche un gioco duro a cui però non ha mai risposto. È stato un giocatore straordinario, a Reggio sembrava lento, ma poi con un’accelerazione sapeva battere chiunque in velocità, ed era anche un assist man incredibile. Ha sempre fatto ciò che era utile alla squadra».

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