«Il fattore campo? Pensiamo a vincere»

Intervista «Io vorrei pensare solo alla partita contro Forlì – ha detto il coach -, se poi una vittoria ci porterà una posizione in più ne saremmo contenti»

«Il fattore campo a favore? È importante, ma non è fondamentale. Anche perché in finale bisogna prima arrivarci». Concetto chiaro, ripetuto ancora una volta da coach Sacchetti, nella presentazione di Cantù-Forlì. Dev’essere che ha annusato qualcosa nell’aria, una sorta di sicurezza senza troppe fondamenta sul tema. Secondo il tecnico della S.Bernardo l’assioma “fattore campo-promozione garantita” è quasi campato per aria. E del resto ha ragione: di esempi se ne possono fare tanti, di squadre che potevano godere in finale playoff della “bella” in casa e che hanno fallito.

«Io vorrei pensare solo alla partita contro Forlì – ha detto il coach -, se poi una vittoria ci porterà una posizione in più ne saremmo contenti. Ma attenzione: tutti vorrebbero questo vantaggio, ma potrebbe anche rivelarsi una debolezza, potrebbe indurre a pensare che i primi turni dei playoff siano semplici. E non è questa la mentalità che voglio».

Sacchetti invita tutti a fare un passo alla volta: «Il problema è che prima della finale ci sono due turni da passare. Non voglio pensare a ciò che succederà alla fine, ma so che sarà difficile arrivarci. La durezza mentale sta anche in questo: se arrivi primo bene, se non ci arrivi il resto è tutto da conquistare». E il discorso riguarda tutti: «Non possiamo dare nulla di scontato ai playoff. Non sarà facile per nessuno, nemmeno per chi avrà il fattore campo: ci sono squadre di altri gironi che stanno andando molto bene».

È quindi arrivato il momento della “durezza mentale”, dicitura che tanto piace ai tecnici di basket. E piace anche a Meo Sacchetti, che l’ha ripetuta più volte prima della sfida che dirà il posizionamento di Cantù nei playoff e, soprattutto, in quale dei due tabelloni finirà. Cantù vuole vincere ma deve sperare anche nella sconfitta di Treviglio in casa contro Pistoia per chiudere al secondo posto.

«I momenti “no” ci hanno fatto capire le nostre mancanze, a non perdere palloni e fiducia. E che ci possiamo attaccare alla difesa, magari anche spendendo un fallo. Qua magari ho sbagliato anche io, togliendo un giocatore dopo due falli in poco tempo: ora insisterò, si può giocare anche con i falli, ma dipende anche dal giocatore. Abbiamo una panchina lunga, sfruttiamola, senza tirarci indietro».

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