Il libro: Antonello Riva segreto, il racconto con Ceriani

In libreria Il giornalista de La Provincia ha scritto a quattro mani la biografia di Nembo Kid

Caro Antonello questa è stata, è e sarà sempre casa tua». E del resto, dove se non la sede della Pallacanestro Cantù?

Ha scelto la sua prima grande società, Antonello Riva, per lanciare la sua biografia – “Il volo di Nembo Kid”, edita da Augh! Edizioni – scritta a quattro mani con Edoardo Ceriani, giornalista e capo dei servizi sportivi de La Provincia.

Era arrivato il momento di colmare un buco, come ha ricordato anche Gabriele Ludovici, direttore editoriale: «Come se negli Usa mancasse un libro su Larry Bird: ci voleva».

Era seduto lì “Nembo Kid”, 61 anni e un fisico scultoreo, sotto i grandi trofei che, come ha ricordato il presidente di Pallacanestro Cantù, Roberto Allievi «Antonello ha contribuito a farci vincere». E che compagni di viaggio, in questa presentazione – in serata, replica aperta al pubblico alla Bcc a Cantù -: al suo fianco il suo capitano, Pier Luigi Marzorati, un po’ più in là Meo Sacchetti, compagno in Nazionale e rivale sui campi della serie A.

Era emozionato il bomber e lo si leggeva in faccia. Perché fissare in un libro, dopo aver aperto il cuore ai ricordi – alcuni molto intimi – a un giornalista amico non è sempre stato semplice: «Ma nel libro c’è esattamente quello che mi usciva dal cuore. È un libro leggero, ma con spunti che possono essere utili ai ragazzi che si avvicinano al basket. Ho fatto fatica a ricordare alcune cose, ma è stato come riviverle. Non ho rimpianti, nemmeno dopo il record di punti in serie A ho pensato di smettere. Ho un solo cruccio, la Nba: dopo le Olimpiadi del 1984, Golden State si fece avanti, ma a quei tempi avrei dovuto chiudere con la Nazionale e in Italia sarei rientrato solo con lo status di straniero. C’erano degli ostacoli, ma se mi avessero offerto un contratto come quello di Gallinari, sarei andato di corsa…».

E poi tanti aneddoti e curiosità, incalzato dagli amici Marzorati e Sacchetti: «Fino a un certo punto del mio matrimonio, posso dire di aver dormito più con “Pierlo” che con mia moglie. Ricordo il mio arrivo da ragazzino in palestra, con mia madre: vidi Marzorati, volevo diventare un campione come lui».

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