In viaggio con papà. Sacchetti junior vice di Meo

Protagonisti «Il rapporto con mio padre? Non cambierà nulla, lui resta sempre la persona schietta che tutti conoscono»

Un altro Sacchetti allenatore. È Tommaso, terzo di tre figli dio una famiglia che mastica basket da decenni. Già nello staff un anno fa come scout e video analyst, “Tommy” in estate ha conseguito il patentino di allenatore, che gli permette di essere assistente in A2 e capoallenatore fino alla serie B: il prossimo step sarà l’abilitazione definitiva come “allenatore nazionale”. La logica conseguenza, dopo l’addio a Max Oldoini e Ugo Ducarello e l’arrivo di Devis Cagnardi, è stata la promozione di Tommaso in seno alla Pallacanestro Cantù.

Una bella sfida, per Sacchetti jr: «L’anno scorso eravamo in quattro ora in tre. Quindi lo stesso lavoro è distribuito su meno persone, ci saranno più cose da fare, ma siamo pronti. Il rapporto con mio padre? Non cambierà nulla, lui resta sempre la persona schietta che tutti conoscono: se sbagli, te lo dice in faccia senza farsi problemi». E, anche in uno staff, bisogna imparare a fare “squadra”: «Io e Cagnardi ci dividiamo ilo lavoro individuale, con Meo che interviene quando pensa sia il caso. Nelle sedute pomeridiane il protagonista diventa lui. Cagnardi? Ottima scelta, ci mischiamo bene senza calpestarci: in A2 e in B ha fatto grandi campionati come capo, ad Agrigento ha fatto miracoli l’anno scorso. Meo? È felicissimo della conferma, scalpitava nei primi giorni di preparazione. Ora che si gioca sta già meglio…»

Come un anno fa, è intervenuto anche Tommy nel mercato con i suoi video e le relazioni portate a dirigenza e staff. Bilancio? «Siamo felici per le conferme, importantissime e molto ragionate. Per il resto, sembra una frase fatta e detta prima del campionato magari porta pure sfiga, ma abbiamo preso i giocatori che volevamo. Ne abbiamo visti tantissimi, ma abbiamo preso quelli in cima alla lista, ruolo per ruolo. Se avremo fatto le scelte giuste, lo dirà come sempre il campo». Le sensazioni però sono positive: «Sembra davvero un gran bel gruppo, lavorano con il sorriso e non abbiamo ancora visto uno che si tiri indietro. Si suda con lo spirito giusto».

C’è anche la sensazione che, rispetto a un anno fa, questa squadra sia più a immagine e somiglianza di Sacchetti (papà): «Lo scorso anno papà si ritrovò un gruppo quasi fatto. Quest’anno invece ha puntato sugli elementi più congeniali dello scorso anno e proverà a miscelare le certezze con i nuovi».

Un roster a dieci uomini cosa comporterà? «Prevedo più minuti per esempio per Berdini: se riuscirà a essere più fortunato dal punto di vista fico, avrà molto spazio. Hickey? Un leader nato, lo dicono tutti, negli allenamenti ha il pallino del gioco, un po’ perché glielo vogliamo mettere noi, un po’ per la sua personalità forte».

Si volta quindi decisamente pagina dopo l’amarezza della semifinale persa contro Pistoia: «È quasi superfluo parlarne, perché lo smaltimento della delusione è una questione molto personale. C’è chi è stimolato nel fare la cosa più difficile, e chi è oppresso da questo fattore».

Il campionato sembra molto competitivo: «Con meno squadre, la qualità si è alzata. E poi c’è sempre qualche squadra di seconda fascia, che con un rookie, magari tira fuori una stagione importante: non bisogna sottovalutare nessuno».

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