Rossini (anche) coach: promosso grazie ai grandi

Il personaggio Il segretario generale della Pallacanestro Cantù ha centrato la promozione con l’Athena Rovello, dalla D alla C Regionale

La storia di Luca Rossini, 41 anni, segretario generale della Pallacanestro Cantù, è curiosa. Da molti anni lavora nel club canturino, prima a lungo come addetto stampa, oggi come segretario generale, dopo l’esperienza a Sassari come team manager. Ma nel frattempo fa anche il coach, tra l’altro attività iniziata proprio a Cantù «quando capii che da giocatore ero scarso e colsi l’opportunità di entrare nel settore giovanile, dove poi allenai varie squadre».

Quest’anno Rossini ha centrato la promozione con l’Athena Rovello, dalla D alla C Regionale. Una promozione assolutamente inattesa.

E dunque è naturale chiedersi se uno dei segreti di Rossini sia stato la frequentazione con il mondo della pallacanestro più nobile, anche se non in ruolo tecnico. «Potrei rispondere di sì e di no - sorride Luca, divertito dall’essere oggetto di attenzioni non per il ruolo dirigenziale, ma per quello di allenatore -. Non ho mai chiesto nulla direttamente a nessuno, dei tecnici di Cantù. Già hanno i loro problemi, figuriamoci se aggiungo i miei. Anche se a onor del vero, spesso coach Sacchetti, come altri, si è interessato alle mie vicende sportive. Però, in soldoni potrei dire: sì, mi è servito parecchio essere dove sono».

Esperienze, feeling, modelli, esempi. Eccetera. «Sì, indubbiamente. Osservare, ascoltare, chiacchierare con professionisti di un certo livello aiuta molto nella gestione. Potrei fare mille esempi». Facciamoli: «A Sassari avevo un ottimo rapporto con Pozzecco. Ogni tanto uscivamo insieme. Lui è un esempio sotto il profilo della gestione del gruppo. Gioca a fare il matto, ma in realtà è molto serio e sa toccare le corde giuste. Anche perché la mia impressione è che oggi la gestione di un gruppo sia più difficile, i ragazzi hanno più insicurezze rispetto ai miei tempi, quando eravamo un filo più presuntuosi».

Poi? «Sacchetti è un maestro, basta osservarlo: mi sconvolge la sua capacità di non farsi condizionare dagli elementi esterni. Impermeabile. Granitico». Avanti: «Quelli con cui ho parlato più di basket sono stati Pasquini (che mi insegnava l’attacco a zona) e ora Santoro, che ha una grande cultura cestistica e ci divertiamo a estrapolare situazioni tattiche. Trinchieri invece mi insegnava gli aspetti della comunicazione, una sua passione».

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